Nell’editoriale di oggi del 'Corriere della Sera', Ernesto Galli della Loggia fra l’altro scrive: “Si dà il caso tuttavia che le classi dirigenti vere, i veri governanti, facciano proprio questo, guarda un po’: specie nei momenti critici, cioè, cercano di mettersi allo stesso livello della gente comune, di condividerne pericoli e disagi, e in questo modo di meritarne la fiducia”. di Danilo Di Matteo
Dopo la debacle del Partito Democratico nel week-end elettorale, una convinzione ha iniziato a serpeggiare in maniera diffusa tra gli elettori ed alcuni commentatori politici: con Matteo Renzi sarebbe andata diversamente. Con Renzi, anzi, il Pd avrebbe vinto. di Ermes Antonucci
Al termine della tornata elettorale, anziché svolgere il solito temino sulle alleanze possibili, preferiamo dedicare qualche riflessione su un problema di cultura politica che riguarda tutte le forze in campo, comprese le nuove affacciatesi con lo tsunami di Beppe Grillo. Qual è questo problema? In sintesi è il seguente: tutti gli schieramenti si riferiscono a modelli appartenenti a tempi superati, non corrispondenti alla realtà che viviamo. di Luigi O. Rintallo
Noi siamo scienza non fantascienza, recitava un famoso spot pubblicitario. Lo slogan non può valere per i cosiddetti sondaggisti, che in queste elezioni non ne hanno azzeccata una e la loro matematica è diventata un’opinione sbagliata ai primi rilevamenti ufficiali sul voto di domenica e lunedì. di Antonio Marulo
La consultazione elettorale testé conclusasi (si fa per dire …) ha dato il risultato che era lecito attendersi e che era stato anche, sia pur sommessamente, previsto da varie parti: una situazione di ingovernabilità, della quale non sarà facile venire in capo. Una conseguenza però non è stata tratta da nessuna parte politica e da nessun candidato: cioè il fatto che la vera vittoria, nella confusione che sarebbe emersa dal voto, stava, paradossalmente, nell’uscirne con una bella sconfitta. di Silvio Pergameno
Così ora veniamo a sapere che, se pure in assenza di una perfetta identità di stile, il premier Monti si sente assai vicino a Grillo (o almeno quelli che sembrano volerlo votare) e, come lui, prova “senso di sgomento e rabbia rispetto alla politica”. La protesta di Grillo, dice Monti, è giustificata, persino valida forse, anche se ha il difetto di non mutarsi in proposta. di Luigi O. Rintallo
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