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07/05/24 ore

TEATRO

L’Aterballetto in “Serata Stravinskij”

Il sipario si apre e due file di uomini e donne fanno echeggiare un rumore ondeggiante come i loro corpi. Mentre un ballerino, sui tavoli al centro del palco, viene guidato dal canto stridente del genio di Stravinskij, le figure geometriche sorreggono, e poi contengono, le danzatrici. Seguono i ritmi, la velocità, l’agilità. di Regina Picozzi

Cloture de l’Amour al Vascello di Roma

“Amore mio”. Si può pronunciare, mentre ci si lascia? Eppure è proprio la fine. Violenta, irreversibile. La fine del legame, dell’unione, del rapporto, della famiglia di Anna e Luca. Due monologhi e nessun tipo di incontro. “A un certo punto bisogna che le cose siano dette”, afferma lui. di Regina Picozzi

“Ricorda con rabbia” all’Ambra Jovinelli, tornano gli “Angry Young Man” di Osborne?

E’ la storia degli “arrabbiati”, degli “sfiniti” dal grigiore della routine. Avvertire la pesantezza della consuetudine, la noia della ripetizione e la vigliaccheria di chi va avanti senza ribellarsi all’assenza di novità è spettato a Jimmi nella finzione, ma spetterebbe a ciascuno di noi nella realtà. di Chiara Cerini

'La rivoluzione mancata del 1977' a teatro

Intervista alla regista e scrittrice Francesca Pirani, che porta in scena una suggestiva pièce teatrale, scritta con Francesca Angeli , che si intitola '77. La rivoluzione è finita. Abbiamo vinto. di Paolo Izzo

'Encephalon': pianoforte, cinema ed emisferi celebrali

Un omino appare sulla destra della scena. Gioca con la luce dietro la strana macchina/console di quello che sembrerebbe essere un laboratorio per esperimenti. Indossa una “tuta” bianca. Solo il volto rimane scoperto. Al centro c'è l'enorme cassa. Sopra alcune scritte. É un pacco. Lui non lo apre. Ci gioca. Tira le freccette. Lo apre. Lo ignora. Poi lo riapre. Esce una figura. Apparentemente quasi un suo clone. Nessuno parla. Non si ascolta musica. di Anna Concetta Consarino

“ART”, l’amicizia maschile totalmente sbugiardata

Si dice siano le donne il sesso “sleale”.  Ochette vanitose e egocentriche si sbarazzano del loro avvilimento grazie ai rapporti d’amicizia che fieramente assecondano, perché abbandonarli è troppo difficile e un’amica che ci scorti in bagno serve sempre.  Più congeniali al genere femminile sembrano essere invece gli apprezzamenti mascherati, qualche critica impercettibile, e le simpatiche frecciatine latenti, tecniche completamenti inesplorate dall’animale maschio. di Chiara Cerini