Succede talvolta, specie durante certe gelide serate d’inverno, quando le rigide temperature esterne esortano a rifugiarsi in un posto caldo, magari per ascoltare storie tutti insieme in un rito collettivo dal sapore antico, che la confortevole poltrona d’un teatro si trasformi in una sorta di marchingegno sciamanico capace di trasportarci in epoche e latitudini lontane e caratteristiche. di Gianni Carbotti e Camillo Maffia
Il teatro insegna. Contro l’attuale tendenza di uniformare tutto e tutti, il tris di spettacoli che, uno dietro l’altro, sta andando in scena allo Stabile napoletano testimonia che il mondo è molto vario e varia anche secondo le epoche e i punti di vista. C’è lo sguardo disincantato in Prima del silenzio di Giuseppe Patroni Griffi, quello compassionevole per un modesto travet ne Il cappotto di Nikolaij Gogol, e quello beffardo verso la borghesia superficiale, polemica e inconcludente della Parigi della belle époque ne On purge bébé, ovvero La purga, in scena dal 10 al 15 dicembre. di Adriana Dragoni
E’ piaciuto agli spettatori, giovani e anziani, "Il cappotto", che va in scena a Napoli, dal 3 all’8 dicembre, al teatro Mercadante con la regia di Alessandro D’Alatri. Vittorio Franceschi, che ricopre anche il ruolo di protagonista, lo ha tratto dal famoso racconto del russo di origine ucraina Nicolaij Gogol (1809/1852). La trama è piuttosto nota. di Adriana Dragoni
Il cartellone della stagione 2013/14 del teatro stabile di Napoli, il Mercadante, è particolarmente interessante. Unisce, secondo la formula adottata dal direttore Luca De Fusco anche per il napoliteatrofestivalitalia, le produzioni nostrane a quelle estere, preferendo, tra queste ultime, quelle di ascendenza mediterranea. di Andriana Dragoni
I detenuti del Reparto G8 Lunghe Pene del Carcere di Rebibbia hanno debuttato sul prestigioso palcoscenico del Teatro Argentina nella pièce La Festa. di Francesca Garofalo
“La paga del sabato”, fu una delle primissime prove letterarie di Beppe Fenoglio, che l’autore definì “ … un frutto, piuttosto difettoso, anche se magari interessante, di una mia cotta neoverista che ho ormai superata”. Scritto insieme ai Ventitre giorni della città di Alba rimase inedito fino al 1969. Rappresenta per certi versi il seguito delle vicende della guerra partigiana che Fenoglio aveva mirabilmente raccontato.