Grazie all'articolato sistema processuale e ai proverbiali tempi biblici della giustizia italiana, il Movimento 5 Stelle è riuscito a disinnescare la bomba Raggi in vista della campagna elettorale.
Grillini fidelizzati a parte, a Roma su una cosa sembravano tutti d'accordo: si sta peggio di prima. E invece Virginia Raggi stamattina era contenta, perché si è svegliata con una buona notizia: suo malgrado, la città che amministra scala la classifica delle qualità della vita... Anzi, no.
E' la cosa che gli riesce meglio, forse l'unica in cui sia davvero ferrato: scendere in piazza, impugnare un megafono e arringare la folla incavolata contro il "sistema". Questa volta gli è andata male. Forse il segno dei tempi che cambiano anche per i grillini.
Prima Clemente Mastella, poi Ottaviano Del Turco, infine Filippo Penati. A settenbre tre casi diversi, più o meno uniti dalle medesime dinamiche politico-giudiziarie...
Circa due settimane fa definimmo il caso Mastella una sorta di summa di un metodo che ha portato a quel corto circuito politico-giudiziario di cui è preda il Paese dall'ormai lontano 1993. Ebbene, c'eravamo sbagliati...
Un classico rimpallo di accuse si consuma in queste ore, all'indomani dello sgombero forzato di rifugiati eritrei ed etiopi dall'edificio occupato da qualche anno in piazza Indipendenza a Roma. Dopo la rituale indignazione per i metodi spicci della Polizia, è partito il fuoco di fila incrociato e reciproco per l'attribuzione delle responsabilità del misfatto. Nel mirino è finita, manco a dirlo, la giunta Raggi, già alle prese per altro con l'ordinaria e comprovata inadeguatezza.
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é uscito il N° 118 di Quaderni Radicali "Politica senza idee - La crisi del Partito Democratico" |
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