L’Italia ha bisogno oggi più che mai, e prima che sia troppo tardi, di una riforma della giustizia. Senza di essa il rischio è di una gigantesca paralisi dell’attività amministrativa, del continuo e visibile peggioramento della qualità del ceto politico nel senso più largo, e, ancor prima, della degenerazione della sensibilità comune della società sul tema, tutte cose che si mescolano, si influenzano a vicenda, e ne vien fuori un effetto che, lo dico con qualche pena, abbassa il livello della civiltà giuridica italiana e compromette le possibilità stesse di una buona convivenza delle istituzioni. di Biagio de Giovanni (da Il Mattino)
La Russia non vuole far parte della Corte Penale Internazionale, Cpi. Questo almeno quanto mostra la firma, il 16 novembre scorso, da parte del presidente Vladimir Putin del decreto n° 361 sull’intenzione della Federazione Russa di non diventare parte dello Statuto di Roma. di Cono Giardullo (da Affari Internazionali)
Era forse l’unico titolo possibile per un libro di Marco Pannella. Di certo il migliore: «Una libertà felice», memorie postume di un uomo per il quale non è facile trovare un aggettivo per definirlo senza apparire riduttivi. Sono centottanta pagine che a leggerle di un fiato sembra di sentire la voce del leader radicale, morto il 19 maggio scorso. di Alessandra Arachi (dal Corriere della Sera)
Nella notte tra il 2 e il 3 novembre, le autorità di Ankara hanno disposto l’arresto di Selahattin Demirtaş e Figen Yuksekdag, i due leader del HDP (Halkların Demokratik Partisi, Partito Democratico Popolare), formazione politica progressista e principale espressione della minoranza curda. (Centro Studi Internazionali)
Come era prevedibile, la campagna per il referendum si sta trasformando in una rincorsa demagogica. Di qui al 4 dicembre si tenderà a discutere sempre meno nel merito della riforma Renzi-Boschi e sempre più si cercheranno scorciatoie per conquistare il consenso dell’opinione pubblica. di Stefano Folli (da la Repubblica del 25/10/2016)
Bisogna fermare il massacro di Aleppo. Bisogna arrestare ad ogni costo i bombardamenti massicci, sconsiderati, indiscriminati (o, peggio, «discriminati», poiché prendono di mira principalmente i civili, i convogli umanitari e gli ospedali) che sono ricominciati ancora più intensi ad Aleppo. Nei giorni — o piuttosto nelle ore e quasi nei minuti che seguono — bisogna dire basta al diluvio di fuoco, di bombe a grappolo e al fosforo, ai barili di cloro sganciati a bassa quota sugli ultimi quartieri orientali della città controllati dai ribelli. di Bernard-Henri Lévy (da corriere.it)