Il microcosmo grillino, racchiuso in se stesso e in perenne lotta contro l’ambiente esterno, non ammette che i principi dell’autorità vengano messi in discussione, anzi, ne richiede una difesa strenua, estrema e assoluta
“Il governo che uscirà dalle elezioni sarà un governo politico, altrimenti tra un po’ qualcuno dirà che tanto vale non fare più le elezioni”. Le parole di Gianfranco Fini, intervistato da ‘Repubblica’, sembrano più che altro un auspicio che esorcizzi la prospettiva di un governo Monti sine die. Del resto, a una generazione di classe dirigente politica, non di falliti, ma che ha indubbiamente fin qui fallito, rimarrebbe nella prossima Legislatura forse l’ultima occasione per riscattarsi.
"Quel che accade nelle carceri, la condizione della giustizia, il peso che il mancato funzionamento della giustizia ha sullo sviluppo umano ed economico del Paese dovrebbero essere chiare a tutti. Per affrontarli noi radicali proponiamo l'Amnistia. Si dice che non ci sono i numeri in Parlamento, ma non si fa nulla per aprire un dibattito serio, anzi si fa di tutto per negarlo, un dibattito...
Nel confronto-scontro con Beppe Grillo, un errore che si può evitare di fare è scendere sul suo terreno: quello della rissa verbale e dell’insulto, dove lui è maestro. Pierluigi Bersani questo passo falso l'ha fatto, attaccando senza mai nominarli i "fascisti del web", vale a dire Antonio Di Pietro e , appunto, Grillo, rei di averlo annoverato tempo fa, tra l’altro, fra gli zombie della politica italiana.
Peppone e Don Camillo? Non proprio. L’uno, Luigi De Magistris, è un ex magistrato di dubbio successo che si è buttato in politica cavalcando l'antipolitica; l’altro, Crescenzio Sepe, è una testa porporata che nulla c’entra con i preti di periferia, che comunque a un certo punto, lo si condivida o meno, esercita il suo ministero fra religione e politica. Cosa che è avvenuta puntualmente nel corso dell’omelia domenicale a proposito dell’idea del sindaco di Napoli di sperimentare un quartiere a luci rosse.
Forse è vero, è ingeneroso ironizzare sul fatto che la Napoli di de Magistris si sia ridotta al lungomare liberato. Il sindaco della rivoluzione arancione, infatti, mentre lavora alacremente con tutta la Giunta al progetto di un movimento di sindaci che guardi alle elezioni politiche del 2013, sforna idee una dietro l’altra, per trasformare la sua città in una sorta di laboratorio dove provare soluzioni ai problemi che investono poi l’intera nazione.
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