Informativa

Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy. Se vuoi saperne di più o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

13/11/24 ore

Poesì

POESÌ di Rino Mele. Lo scuro silenzio della poesia

Giorgio Caproni in una conferenza del 16 febbraio 1982 che ha per titolo "Sulla poesia", tenuta a Roma al Teatro Flaiano, disse queste sorprendenti parole: "Il poeta è un minatore, è poeta colui che riesce a calarsi più a fondo in quelle che il grande Machado definiva las secretas galerías de l'alma. E lì attingere quei nodi di luce che sono sotto gli strati superficiali, diversissimi tra individuo e individuo, comuni a tutti, anche se pochi ne hanno coscienza". Molto vicino a quanto aveva detto Ungaretti: che la parola di poesia "scaturisce dall'abisso”. (... SEGUE>)

POESÌ di Rino Mele. La bicicletta di Moro

Il 16 marzo 1978 Moro e i cinque agenti della scorta sono sterminati a via Fani dalle Brigate Rosse. La morte di Moro, prigioniero, è dilazionata di 55 giorni. Sarà ucciso all’alba del 9 maggio. I versi del testo La bicicletta di Moro sono una delle venti stazioni del mio Il corpo di Moro, pubblicato nel 2001 da 10/17 (la seconda edizione è del 2018 con le edizioni Oédipus). Il corpo di Moro, primo premio DeltaPoesia 2002, è stato rappresentato al Teatro Verdi di Salerno e al Teatro Il Vascello di Roma per la regia di Nuccio Siano dal gruppo teatrale Porta Nova e Beat 72. (… SEGUE >)

POESÌ di Rino Mele. La piccola epidemia

Siamo terrorizzati dall'epidemia Coronavirus, ma continuiamo a essere indifferenti, nel progredire della tragedia del clima, all'annunziata fine della specie e, come sempre, disattenti alle continue strazianti guerre, purché non tocchino i nostri confini. Il mio precedente intervento sull'epidemia, per Agenzia Radicale, è del 4 febbraio 2020, i versi avevano per titolo Wuhan(Il richiamo all’isola di Lesbo del verso 28 vuole avvicinare ai nostri occhi la disperazione dei Siriani spinti in questi stessi giorni da verso la fine per fame). … SEGUE>

POESÌ di Rino Mele. Nessuno dirà come fu inchiodato

Ho già pubblicato questi versi con un diverso titolo (Quale ebrietà chiamo Spirito?) nella primavera del 2000,nel mio Il sonno e le vigilie, edizioni Sottotraccia. I quattro Vangeli ci dicono che Gesù fu crocifisso ma nessuno come fu inchiodato, c’è una sospensione della rappresentazione, le parole sembrano rifiutarsi, gli evangelisti rinunziano al ruolo di narratori che hanno ampiamente interpretato fino ad allora. Una vita inchiodata è segno terrificante… (... SEGUE>)

POESÌ di Rino Mele. Wuhan

Nella regione dell’Est della Cina, nella provincia di Hubei, a Wuhan, una metropoli di 11 milioni di abitanti, è scoppiata un'epidemia che potrebbe rischiosamente diffondersi in tutto il mondo. Ne è causa un coronavirus sconosciuto, 2019-nCoV. Fino a ora i casi accertati sono circa 15000, i morti più di trecento. La prima guerra mondiale portò con sé l’urlo di quasi 20 milioni di morti (altrettanti i mutilati e i feriti): quando essa finì, un’epidemia influenzale d’immane violenza invase l’Europa, i morti per la “Spagnola” (1918-1920) superarono di molto quelli della guerra. (… SEGUE>)

POESÌ di Rino Mele. La poesia come prima della nascita

La poesia (non il risibile scrivere in versi, che è solo un modo per segnalare l'azzardo, il rischio di una difficile scrittura ma quell'andare oltre la parola, dentro di essa) è il risalire la corrente del linguaggio fino alla carne che ancora non parla, il confuso soffrire prima della nascita, sommersi dagli spasmi di una donna che si torce, ed è la madre da cui tutto ha avuto fine, iniziando. (… segue>)

POESÌ di Rino Mele. L’osceno potere

Crediamo di aver realizzato un’illuminata democrazia, ma votare i propri rappresentanti è solo la premessa di un processo ancora troppo lontano da un esito dignitoso e civile. Intanto, anestetizzati nella nostra impura coscienza, assistiamo al desolante orrore della guerra ereditata da padri impauriti, antichi oltre il tempo della storia, ancora-non-uomini, e mai superata: in molte decine di stati (Libia, Burkina Faso, Repubblica Centrafricana, Siria, Turchia, Yemen, Birmania) si combatte, si muore, si cattura il corpo del nemico e se ne fa strazio (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. La madre nella madia

La madre nella madia è una mia poesia pubblicata nel marzo del 2000 in uno dei libri più cari, Il sonno e le vigilie, edizioni Sottotraccia. (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Notturno Natale

Natale riapre la ferita della nascita.

Nei miei versi lego la notte di Natale a un'altra notte, quella tempestosa in cui Gesù cammina sulle acque del Mare di Galilea. Il capitolo 14 del Vangelo di Matteo ha l'ampiezza e la profondità della storia: l'assassinio di Giovanni Battista voluto da Erode Antipa, poi il grande affresco della moltiplicazione dei pani e dei pesci, infine, ma ormai la notte s'avvicina, Gesù che sale sulla montagna per pregare, dopo aver chiesto agli apostoli di passare con la barca all'altra riva del Mare di Galilea: ma c'è tempesta, navicula fluctibus iactata. Nel nero della notte, Gesù li raggiunge camminando sulle onde, e sembra un fantasma.

(Questi miei 42 versi - appena scritti - la cittadina universitaria di Fisciano pubblica in questi giorni sui muri delle sue strade, insieme a un disegno di Franco Longo) ... segue >

POESÌ di Rino Mele. L'interdetto di vivere

La figura del padre è il nodo che non si riesce a sciogliere, il familiare estraneo che punge i pensieri. In L’Io e l’Es (1922), nelle ultime pagine, Freud scrive: “La domanda a cui ci eravamo riservati di rispondere in un secondo tempo era: come mai il Super-io si esprime essenzialmente come senso di colpa (o meglio come critica; il senso di colpa è la percezione che nell’Io corrisponde a questa critica), e manifesta una così straordinaria durezza e severità nei confronti dell’Io?”.  (... segue>)

POESÌ di Rino Mele. Riggiole

Adhaesit pavimento anima mea, la mia anima aderisce alla terra, è la voce del salmo CXVIII, un grido di penitenza che Dante utilizza nel canto XIX del Purgatorio, dove soffrono la pena gli avari e i prodighi. Penso ai pavimenti delle cattedrali, ma anche delle case più povere, la presenza dei riquadri di creta, le riggiole, a testimoniare il lavoro del fuoco. Oggi, 13 novembre, ad Amalfi nel Supportico di Sant’Andrea, il Centro di Cultura e Storia Amalfitana presenta l’opera di Giacinto Tortolani sull’arte della ceramica e le maioliche di Vietri sul mare. (... segue>)