Un'iniziativa in cui "convivano culture e storie diverse: il mondo dell'associazionismo, del lavoro, dell'impresa e delle professioni; la cultura cattolica popolare e quella laica e riformista". Ecco l'ambizioso obiettivo, "Verso la Terza Repubblica", di Luca Cordero di Montezemolo che, come vent'anni fa riuscì a Forza Italia dopo la dissoluzione del pentapartito, vuole coprire il vuoto creato perlopiù al centro dal fallimento berlusconiano.
"Così han fatto tutti". Resta davvero questa l'idea comunemente diffusa fra gli italiani a proposito degli scandali che via via sono emersi sugli sprechi e il malaffare in politica. La conferma arriva anche da un sondaggio Ipsos, fatto commissionare dai Radicali nella provincia di Roma, in riferimento alla vicenda Fiorito, emersa grazie alla denuncia dei consiglieri regionali radicali.
Chiusa la parentesi televisiva, il confronto tra i candidati delle primarie del centrosinistra prosegue in vista del voto del prossimo 25 novembre. Il tema centrale ovviamente resta – e lo sarà per le stesse elezioni politiche nazionali – la grave situazione di crisi economica che sta attraversando il nostro Paese, e nel complesso l’Europa.
Nel confronto televisivo tra i candidati delle primarie ospitato da Sky, i tre soggetti più rilevanti in termini elettorali – e cioè Bersani, Renzi e Vendola – sono emersi in modo evidente come i protagonisti della disputa, relegando ai margini dello scenario Laura Puppato e soprattutto Bruno Tabacci, a dir poco sottotono.
Lo scontro degli ultimi giorni sulla modifica della legge elettorale ci consegna l’immagine di una classe politica che, a dispetto delle promesse e dei buoni proclami, sembra non cambiare mai. E dall’arroganza con cui i partiti stanno affrontando la questione emerge una delle più becere manifestazioni del sodalizio partitocratico, chiuso in se stesso e disinteressato al futuro del Paese.
Per capire meglio le cosiddette aperture di Pannella non a Grillo, ovviamente, ma al fortissimo scontento e alla vera ribellione contro i partiti che è maturata in amplissimi settori dell’elettorato, occorre ripercorrere un aspetto della storia dei radicali sin dalle loro origini e, anzi, partire dalla preistoria, quando ancora non esisteva il partito radicale e c’era soltanto un gruppo di giovani di belle speranze, di grande disorganizzazione e a tasche vuote, ma con una formazione liberal-gobettiana-pannunziana-ernestorossiana-spinelliana-rosselliana, amendolian …., connotato, tra l’altro, da una caratteristica di cui sto per dire, perché è poi quella che in questa sede ci interessa. di Silvio Pergameno
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