Quasi ogni paese ha il suo rito collettivo annuale. Gli Usa hanno il Super Bowl, la Cina la vigilia dell’anno nuovo cinese, l’Italia ha Sanremo. Le serate sono nate gradualmente a partire dagli anni ’50, ’60 davanti all’allora nuovo focolare sociale della tv. Danno uno spirito nazionale, costruiscono una identità… di Francesco Sisci (da formiche)
Lucietta Scaraffia
"Francesco, Becciu e il giallo infinito"
da La Stampa (2 dicembre 2022)
Il 29 novembre, alla conferenza stampa bisettimanale delle 15:00, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian non sapeva cosa dire del blocco e delle proteste in molte città.
Molto probabilmente non era a corto di parole ma non aveva indicazioni rilevanti. Cioè, la leadership cinese non sapeva cosa dire o fare sui contestati lockdown, una cosa fondamentale che da quasi tre anni privava i cinesi della libertà fondamentale di fare una passeggiata e di viaggiare in un'altra città o all’estero… di Francesco Sisci (da Settimana NEWS)
L’invasione russa dell’Ucraina sta ricreando le basi di una politica continentale e transatlantica, ma anche sta aiutando a gettare le fondamenta di un nuovo sistema di valori e tradizioni che uniscono più di ieri una parte del mondo. di Francesco Sisci (da Settimana News)
Il giorno dopo l’invasione russa in Ucraina, il 25 febbraio, Kirill Martynov scrive queste righe su Twitter, come una consegna che si lascia sulla tavola prima di partire: “Siate lucidi, non lamentatevi, rifiutatevi di aiutare i criminali di guerra in qualsiasi modo, organizzatevi autonomamente. Perderemo i nostri posti di lavoro, le nostre illusioni, la nostra patria, ma non è nulla rispetto a quello che stanno vivendo ora gli ucraini”. Poi il giornalista ha sbattuto la porta di casa e ha abbandonato la Russia, portando con sé, in Lettonia, una trentina di collaboratori del giornale indipendente Novaya Gazeta. Ora insediato a Riga, Kirill Martynov, 41 anni, dirige Novaya Gazeta Europa, una versione nata d’urgenza, che si unisce alla coorte dei media russi in esilio, sempre più numerosi… (da Il Foglio)*
C’è sempre, nelle elezioni italiane, un «sovraccarico etico» dato che, secondo le minoranze politicizzate, a scontrarsi sono il Bene e il Male. Nelle democrazie «destra» e «sinistra» sono degli utili segna-posti. Grazie ad essi, l’elettore può scegliere, a seconda dei suoi gusti e delle sue inclinazioni, dove andarsi a sedere (per chi votare). Ma non significano sempre e dappertutto la stessa cosa. Le persone possono dare, e normalmente danno, significati diversi a queste parole. Variano inoltre l’intensità con cui ci si identifica con la destra o con la sinistra nonché il grado di avversione che si nutre per chi ha scelto l’etichetta opposta, l’opposto segna-posto… di Angelo Panebianco (da Corriere della Sera)
Il difficile cammino verso le elezioni lungo il quale oggi si avvia il Pd con la variopinta compagnia di Di Maio, dei Verdi e di Fratoianni, inizia molto tempo fa: quando i magistrati di «Mani pulite» decisero senza saperlo le sue sorti per i decenni successivi. Quando, decretando l’immunità penale del vecchio Partito comunista — un’immunità che aveva tutta l’aria dell’impunità —, stabilirono di fatto che il vecchio Pci era stato un partito speciale. di Ernesto Galli della Loggia (da Corriere della Sera)
Ma si troverà prima o poi qualcuno in Italia disposto a spendere il proprio nome chiamando certe cose con il loro nome? Si troverà pure prima o poi qualche pensoso intellettuale, qualche celebre attore o accademico, qualche eminente prelato noto alle cronache o almeno qualche conduttore di talk show, disposto a parlare chiaro e a dire che quello che le autorità russe stanno facendo in Ucraina è qualcosa che prima di oggi solo Hitler e Stalin avevano osato fare? Magari auspicando anche un tribunale per giudicare le loro colpe? Non parlo della guerra che Putin ha scatenato il 24 febbraio… di Ernesto Galli della Loggia (da Corriere della Sera)
«Ma non parliamo di Medvedev, lo sanno tutti come è conciato…». E con un gesto inequivocabile, lascia capire qual è il male che affligge l’ex presidente della Russia, autore dell’ormai celebre frase sull’odio verso l’Occidente. Tanto estroso quanto acuto, Gleb Pavlovskij si gode il terzo tempo di una vita molto intensa. Dissidente perseguitato dall’Urss, pioniere del web russo, nonché consigliere personale di Vladimir Putin dal 1996 al 2011, «quando finalmente compresi alcune cose», oggi uno dei pochi critici del Cremlino ancora su piazza, tollerato in virtù del suo passato… di Marco Imarisio (da Corriere della Sera)
Si può fare ancora qualcosa per evitare che modi e toni da Guerra Fredda devastino una volta di più le nostre menti? Chiariamo subito: in tempi come questi, è, più che legittimo, doveroso prendere posizione su questioni come la necessità, o meno, di fornire armi alla resistenza ucraina. O su quale sia la miglior via per raggiungere l’obiettivo che tutti ci riproponiamo, la riconquista della pace… di Paolo Mieli (da Corriere della Sera)
«È iniziata la disfatta militare della Russia. Putin ha sbagliato a voler ricostituire la sfera d’influenza dell’Unione sovietica. La sua violazione della sovranità di altri Stati è la più grande minaccia per la pace, la stabilità e la sicurezza dell’Eurasia». Queste affermazioni non susciterebbero sorpresa se non per l’autore: Gao Yusheng, ex ambasciatore cinese in Ucraina. Il sito dove era apparsa questa sua analisi ha dovuto cancellarla, ma nel frattempo aveva fatto il giro del mondo. È una sconfessione della scelta strategica di Xi Jinping di appoggiare con «amicizia illimitata» Putin... di Federico Rampini (da Corriere della Sera)