Recentemente come mostrato dagli ultimi dati pubblicati dall'Anica si è acuito il problema del rinnovamento tecnologico dei nostri cinema. Con l'avvicinarsi dello switch-off della pellicola previsto per il 2014 infatti molte sale cinematografiche italiane dovranno essere riconvertite per il digitale.
Se il suo intento era baciare delicatamente le pallide labbra di molte menti sopite, beh, forse Marco Bellocchio non è il principe giusto. Se, sprofondata nel suo letto, l'Italia si aspettava l'ennesimo film scandalo di un regista giustiziere per rompere l'incantesimo, beh, probabilmente dovrebbe sistemarsi meglio i cuscini e prepararsi al grande sonno.
La 'Terra finale della felicità' definì una volta Joseph Campbell quel lembo di vita dimenticato, poi bramato ed emulato, che è il rapporto madre/figlio nella primordiale fase di 'partecipazione mistica'.
Dopo le polemiche sul presunto provincialismo che ha impedito alla 'Bella Addormentata' di ottenere qualche riconoscimento all'ultima edizione del Festival del Cinema di Venezia, per Marco Bellocchio pare esser giunta l''ora di religione'.
“Tra pochi giorni lo porterò a Toronto, poi a New York, Rio, Mosca, Tokyo, Telludirde...” Dovunque insomma, spera Marco Bellocchio, la sua 'Bella addormentata' possa ottenere i riconoscimenti che la giuria di Venezia guidata da Michael Mann gli ha negato.
Se assolutamente condivisibile è il Leone d’oro per il miglior film a Kim Ki Duk per Pietà, quanto meno discutibili sono state le scelte della giuria di Venezia 69 presieduta da Michael Mann di attribuire il Leone d’argento alla regia a T.S. Anderson e la Coppa Volpi per l’interpretazione maschile a Joachim Phoenix (ex aequo con Philip Seimur Hoffman) per The Master, deludente rispetto alle attese dell’apertura, alla sua prima mondiale qui al festival. di Vincenzo Basile