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18/04/24 ore

RASSEGNA WEB

Quanti Tsipras ci sono in Europa?

Fra il 1995 e il 2009, l’anno prima dell’inizio della crisi, il reddito pro capite medio dei cittadini greci è salito dal 47 al 71 per cento di quello dei cittadini tedeschi. Un avvicinamento straordinario, in realtà reso possibile da una altrettanto straordinaria accumulazione di debito, non molto diversa dall’esperienza italiana degli anni 80 (fortunatamente meno drammatica), che infatti finì con la crisi del 1992. Fra il 2010 ed oggi il rapporto fra i due redditi pro capite è tornato al livello del 1995: una caduta molto dolorosa, che si era vista solo durante la Grande Depressione degli anni Trenta, tuttavia inevitabile perché la ricchezza non la si conquista indebitandosi. di Francesco Giavazzi (dal corriere.it)

Bergoglio, un Papa poco liberale

Ad aumentare la confusione e gli equivoci, già tanto numerosi, della nostra cultura politica, collettivista e dirigista, frutto del ridicolo ed equivoco compromesso costituzionale del '48 che ha cercato di conciliare democrazia liberale, capitalismo e socialismo reale - allora molto di moda -, mancava solo un Papa ecologista e nemico della finanza, che è, poi, il fondamento del capitalismo (risparmi, banche e investimenti). di Piero Ostellino (da ilgiornale.it)

Il Califfo e le paure di Mosca. Cecenia e Tagikistan

Il sedicente Stato Islamico avanza e fa paura, ma a preoccupare non sono solo i successi sul territorio. Il reclutamento dei foreign fighters rende l’Is un nemico dai contorni sempre più sfumati che arriva a lambire anche i confini di alcune aree delicate sotto il profilo politico e strategico. di Giovanna De Maio (da Affari Internazionali)

La Siria degli altri. Oltre Califfo e ribelli, l'avanzata iraniana

Anche se a far notizia è stata soprattutto l’avanzata del sedicente ‘Stato islamico’ sull’antica città di Palmira, non meno rilevante è la recente perdita della provincia di Idlib da parte del regime siriano. Questa è ora nelle mani di una variegata coalizione di ribelli ugualmente ostili a Damasco e all’autoproclamato Califfo. di Roberto Iannuzzi  (da Affari Internazionali)

Spending “rewind”, 5 governi e 33 rapporti: ma la spesa pubblica sale

Prima il pool di dieci consiglieri incaricati da Padoa-Schioppa. Quindi, nel 2012, Enrico «mani di forbice» Bondi. Poi il ragioniere generale dello Stato Mario Canzi. Per arrivare al ministro Piero Giarda e quindi, con il governo di Enrico Letta, a Carlo Cottarelli. E infine a Yoram Gutgeld e Roberto Perotti, installati al timone della spending review da Matteo Renzi. Con un simile spiegamento di parole e di risorse umane, viene da domandarsi, chissà quali risultati saranno stati raggiunti. di Sergio Rizzo (da corriere.it)

Nuova legge elettorale. Le regole come atto di fede

di Michele Ainis (Corriere della Sera)

 

Più che la fiducia, ormai serve la fede. Un atto religioso, non politico. Un giuramento, non un voto. Ieri il governo ha chiesto (e ottenuto) la fiducia dai parlamentari; ma è come se l’avesse chiesta a tutti gli italiani, separando gli infedeli dai fedeli. È infatti questo il retroscritto della legge elettorale: non ne cambio più una virgola, nemmeno quella falsa clausola di salvaguardia che desterà non pochi grattacapi a Mattarella quando dovrà metterci una firma. Non lo faccio perché l’Italicum è già il meglio, perché non si può migliorare il meglio. E voi dovete crederci.

Gli insulti agli ebrei: Uno strappo a sinistra

di Donatella Di Cesare (dal Corriere della Sera)

 

A stento la Brigata ebraica ha ottenuto diritto di cittadinanza nel corteo del 25 Aprile a Milano. In altre città, per esempio a Roma, ha rinunciato a sfilare. Perché era sabato; ma non solo. Eppure, nel giorno della Liberazione, le bandiere con lo scudo di David dovrebbero essere accolte con gioia, sollievo, soddisfazione — e più di un rammarico, guardando al passato. Dovrebbero essere il cuore del corteo, non una componente al margine che occorre addirittura difendere contro offese e insulti.

Il mercato perverso della bufala

Se avete letto i giornali negli ultimi mesi, sapete probabilmente che a febbraio l'Egitto ha invaso la Libia, che il governo Renzi vuole depenalizzare il maltrattamento degli animali e che la corruzione costa all'Italia ben sessanta miliardi di euro ogni anno. Peccato che niente di tutto questo sia vero. di Francesco Costa (da ilsole24ore.com)

I furbetti del Jobs Act

Quando sono entrati nel locale che sulla carta ospitava la nuova azienda tessile, i carabinieri dell’Ispettorato del lavoro sono rimasti di sasso: non solo non c’erano i 49 dipendenti da poco ingaggiati (tutti a tempo indeterminato) ma nemmeno i macchinari. Nulla di nulla. Per l’impresa di Santa Maria a Vico, in provincia di Caserta, solo le agevolazioni concesse dallo Stato sarebbero state vere. Centinaia di migliaia di euro da mettere in tasca grazie alle misure pensate per rilanciare l’occupazione. di Paolo Fantauzzi (da l'Espresso)

Se Renzi sbaglia le riforme. Whirlpool chiude e licenzia

di Francesco Forte (da il Giornale 22/04/2015)

 

Renzi afferma con sicurezza che “l’Italia riparte”. In effetti ci sarebbero le condizioni per una vigorosa ripresa: il prezzo del petrolio e quindi dell’energia è ribassato, il tasso di cambio dell’euro con il dollaro è passato da 1,36 a 1,05, un calo di più di 30 punti, il tasso di interesse è sceso. Ma la Whirlpool annuncia un taglio del personale di 1.350 addetti, con la chiusura di tre stabilimenti di cui uno di 850 lavoratori nell’area di Caserta. Inoltre verrà chiuso il centro di ricerca di None, nell’area industriale di tecnologia avanzata torinese in cui c’è il Politecnico di Torino, all’avanguardia nel settore elettrotecnico, metalmeccanico ed elettromeccanico. Il centro verrà spostato in Polonia! Ciò indica che la politica fiscale, del lavoro e della ricerca che sta adottando questo governo è completamente inadeguata.

Libia, le radici dell’anarchia

A quattro anni dalla risoluzione Onu 1973 e dalla missione Unified Protector, il disordine in Libia è ancora centrale nell’agenda politica italiana e internazionale e la sua attualità nel dibattito pubblico è stata rilanciata dall’ingresso in scena dell’Isis. A differenza di altre crisi internazionali, qui non sono in gioco solo il prestigio di Roma o la sua esposizione economica. di Gabriele Natalizia (da affarinternazionali.it)