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01/05/24 ore

Quod erat demonstrandum, l'eterna lotta tra l’uomo e il sistema al Festival del Film di Roma


  • Florence Ursino

La “matematica non ha frontiere”, se non quelle imposte dalla dittatura. 1984, nella Romania di Ceausescu: Sorin Parvu, geniale matematico, decide di pubblicare un articolo su una rivista scientifica americana senza il permesso delle Securitate del Paese: un atto ‘sovversivo’ le cui conseguenze cambieranno in maniera definitiva la vita dell’uomo e delle persone che gli stanno accanto.

 

Andrei Gruzsniczki sceglie una spy story innestata su un terreno politico per portare sul grande schermo del Festival del Film di Roma la parabola dell’eterna lotta tra l’uomo e il sistema, tra il desiderio di libertà e i limiti ad esso imposti dalla forma Governo.

 

‘Quod erat demonstrandum’ è una storia di ribellione, di speranza, è il teorema dei sentimenti - amicizia, amore, fiducia - che si scontrano contro gli ideali imposti da una società a cui si sente di non appartenere in maniera completa. Una sorta di thriller psicologico, quello presentato in concorso alla kermesse capitolina, girato interamente in bianco e nero e intenzionato a ricreare la sensazione di inquietudine e lo stato di costrizione dei sentimenti in cui ha vissuto la Romania nei 30 lunghi anni di potere del Partito Comunista (rovesciato con la rivoluzione del 1989).

 

Attraverso una regia statica, fredda, quasi prima di movimenti di macchina, un montaggio asciutto e una colonna sonora inesistente, Gruzsniczki dipana lentamente la storia dei suoi tre protagonisti, inesorabilmente legati da un fil rouge fatto di dubbi, menzogne, complotti, tradimenti, amplificando il senso di straniamento e di oppressione che l’uso di un bianco e nero poco contrastato contribuisce a creare.

 

Il regista rumeno mette in scena, dal punto di vista estetico e narrativo, una ricercata e affascinante complessità in grado di tenere le redini di un film che, per molti versi, rimane irrisolto, nonostante la prevedibilità di alcuni accadimenti e la palese volontà di velare d’ambiguità personaggi e situazioni.

 

Una pellicola ambiziosa, forse troppo, che non fornisce alcuna risposta ai tanti dubbi seminati nella mente dello spettatore che rimane in una frustante attesa per più 100 minuti, sorretto da una tesi che il film, al contrario della matematica, non riesce infine a dimostrare.

 

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