Il M5S ha bisogno più che mai di riempire con un po' di minestrina la pancia degli italiani che l'hanno votato. Piccoli bocconi, intendiamoci, utili a saziare i primi appetiti tra rabbia e rancore, ma ben poca cosa se poi non si dovessero cucinare nel medio-lungo periodo i piatti prelibati promessi in campagna elettorale.
Dopo essere stato blandito a fini elettorali in tutti questi anni, assolto il compito del 4 marzo, è legittimo che l'esercito del No chieda il conto indispettito al Movimento 5 Stelle. Troppo facile infatti dai banchi dell'opposizione gridare No Ilva, No Vax, No Tav, No Tap.... Ma una volta che si è al governo, carte alla mano, la prospettiva cambia e tutto diventa più complesso.
L'inizio è stato a suo modo esemplare, discutendo del primo provvedimento del governo arrivato a Montecitorio. Tutti in coro intonavano “onestà onestà”. Non erano i grillini, come ci si sarebbe immaginato; bensi l'opposizione, che protestava sulla mancanza di trasparenza del governo in merito all'assegnazione di un edificio come sede del tribunale di Bari.
Sul suo conto per ora si è detto: sembra Padoan. Il che può risultare un insulto o un complimento a seconda dei punti di vista. In un'ottica grillo-leghista senza dubbio si tratta di una grave offesa; mentre al diretto interessato potrebbe infastidire l'accostamento se non altro per una sana rivalità tra professoroni. A ogni buon conto, Giovanni Tria, dopo l'audizione alla Camera, ha voluto rimarcare - intervistato da Bloomberg - la “discontinuità” con il passato...
La destra italiana (e caratterizzata da una notevole impronta sovranista) vittoriosa lo scorso marzo, è stata anche in grado di imporre al governo la prevalenza della propria linea politica, nonostante la rappresentanza parlamentare del Movimento 5 Stelle sia, come è noto, molto più consistente. Peraltro si deve osservare che questa situazione non può essere considerata stabilizzata e tranquilla. di S. P.
L'obiettivo del governo – dice il premier Conte – è tenere i conti in ordine. Per cui - è ufficiale - i capisaldi della propaganda grillo-leghista possono attendere. La conferma ci è arrivata dall'audizione del ministro Tria alla Commissione bilancio della Camera, tutt'altro che rivoluzionaria, a dispetto dei proclami quotidiani dei due vice-presidenti.
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