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02/12/24 ore

Di Pietro, un uomo solo allo sbando


  • Ermes Antonucci

Di Pietro è rimasto solo. La scelta del leader dell’Idv di lanciare un’innovativa alleanza dei “non allineati” con Grillo e Vendola si è rivelato un totale fallimento. L’ex comico genovese ha ribadito che il suo Movimento non si alleerà con nessuno, Sel ha rifiutato la proposta, e l’aggressiva lezione dipietrista (“temono i non allineati e fanno bene”) ha dovuto convertirsi in una timida constatazione di insuccesso. 

 

La responsabilità di questa emarginazione va attribuita proprio alla recente condotta della dirigenza dell’Italia dei Valori (leggi Di Pietro, data la natura padronale del partito). Le sparate, gli insulti, le scarse e provocanti proposte: in poche parole Tonino ha fatto tutto da solo. Nella sua continua corsa alla polemica e alle iniziative populiste, l’ex magistrato di Mani Pulite ha finito con l’imboccare una strada incompatibile con tutte le altre forze politiche.

 

Per Bersani “Di Pietro e l’Idv hanno fatto la loro scelta e hanno preso ormai la loro strada”, per Vendola “le sue continue polemiche e il suo propagandismo esagerato rischiano di portarlo alla deriva”, per Grillo i partiti sono tutti morti. Così, alla fine, Antonio Di Pietro ha deciso di non partecipare alle future primarie del centrosinistra, ma di proporsi direttamente come candidato premier, chiudendo qualsiasi dialogo e confronto con Pd e Sel, ma lasciando una porta aperta: “Se ci vogliono stare Bersani, Vendola e compagnia bella bene, ma l’Idv va avanti puntando non sulle parole ma sui fatti”.

 

Una linea politica che sta generando malumori all’interno del partito. Portavoce di questa insoddisfazione è Massimo Donadi, capogruppo dell’Idv alla Camera. Tre giorni fa, in un’intervista al Messaggero, ha rivolto un appello a Di Pietro: “Caro Tonino, o parli subito per recuperare un rapporto chiaro e forte con il centrosinistra o indichiamo un congresso straordinario e discutiamo la linea una volta per tutte perchè lungo questo piano inclinato in cui stai portando l’Idv io non mi riconosco più”. E ha aggiunto: “Non credo sia possibile rompere dieci anni di centrosinistra con una conferenza stampa, quella tra Bersani e Vendola. Dev’essere l’Idv a decidere se starci o meno, dentro il centrosinistra, determinando il proprio futuro. Purtroppo, negli ultimi mesi non si è fatto nulla da parte nostra per costruire il centrosinistra, ma si è cercato lo scontro e la polemica a tutti i costi con gli alleati, oltre a tenere un atteggiamento aggressivo verso Napolitano”.

 

Ormai non ce la fa più Donadi. Tornando ieri sulla questione, in un’intervista al Corriere della Sera, ha deciso di abbandonare qualsiasi riserva: “Ci abbiamo messo anni e anni a creare tutto questo. A trasformare l’Italia dei Valori da movimento di protesta a partito di governo. E adesso Tonino sta mandando tutto al macero. Se fosse sceso in campo per le primarie sarebbe stata un’ottima notizia, la prova che staremmo ancora lavorando con Bersani e Vendola nel centrosinistra. Invece no, candidandosi a premier ha fatto l’ennesima scelta di rottura”.

 

Poi la stoccata, con quel verbo “scodinzolare” associato a Di Pietro: “Continua a fare scelte che ci allontanano da quella prospettiva di governo che dovremmo invece costruire. Ed è la prova che ormai Tonino preferisce scodinzolare dietro Beppe Grillo, copiarne persino il linguaggio e gli atteggiamenti offensivi”. “D’altronde – ha aggiunto Donadi – quel video sul Parlamento dei morti viventi e i leader trasformati in zombie che cos’era se non un modo di scodinzolare dietro il comico genovese? Io invece penso che non sia giusto tradire così la nostra storia. Tra l’altro trasformare l’Idv in una copia del Movimento 5Stelle sarebbe una pessima idea. Tutti alla fine sceglierebbero l’originale, non l’imitazione”.


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