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02/12/24 ore

La conciliazione nazionale del Partito Unico renziano simil-democristiano


  • Ermes Antonucci

Forte della spinta di più 11 milioni di elettori, il Partito Unico renziano ha spiegato le vele e muove verso Bruxelles. Accolto in maniera trionfale da Angela Merkel e da un establishment europeo preoccupato dall’avanzata dei partiti euroscettici, ora "il Matador" Renzi – come l’ha definito la cancelliera tedesca – vorrebbe prendere parte all’assegnazione delle presidenze delle istituzioni Ue, sognando la Commissione europea.

 

Se l’ex premier lussemburghese Jean Claude Juncker, candidato del Ppe, lo schieramento che si è aggiudicato il maggior numero di seggi nel nuovo Parlamento Europeo, non dovesse riuscire a trovare una maggioranza, così come il suo principale sfidante, il leader del Pse Martin Schulz, la partita per l’elezione del successore di José Manuel Barroso si aprirebbe infatti anche a possibili terze vie. E in questo caso, voci dicono che Matteo Renzi sarebbe addirittura pronto a giocarsi la carta Enrico Letta.

 

Una scelta a sorpresa, se si pensa ai trascorsi piuttosto burrascosi tra i due, ma che, al di là della sua scarsa realizzabilità (pesa la presenza del tricolore già al vertice della Bce, con Mario Draghi), dà il senso del clima di conciliazione nazionale simil-democristiana che si sta diffondendo, spesso silenziosamente, in tutti i settori della vita del Paese (politico, industriale, finanziario, informativo…).

 

Persino Stefano Fassina, ricordato, oltre che per le continue bordate nei confronti del Rottamatore, per aver abbandonato indispettito il governo Letta quando Renzi lo chiamò "Fassina chi?", dinnanzi al 40,2% del Pd ha avuto la rivelazione: "Matteo è l’uomo giusto al posto giusto". L’ultimo atto dello spettacolo nazionale del volemose bene, un format pronto ora ad essere esportato in Europa, nella speranza di placare gli animi infuocati – ma divisi – dell’onda "populista".

 

E così nei giornali italiani trovano ampio spazio le possibili fanta-conquiste del giovane Renzi in campo europeo. Come, ad esempio, la poltrona dell’Alto rappresentante della politica estera dell’Unione, che secondo fervidi commentatori potrebbe rappresentare per l’Italia un ruolo di primo piano nel fantomatico "scacchiere internazionale", nonostante l’imbarazzante inconsistenza che aleggia attorno a questa carica, ricoperta dal 2009 dalla sconosciuta Catherine Ashton.

 

Renzi, intanto, si limita a dire che "prima delle nomine bisogna pensare ai programmi". Ecco, inizi dal suo.

 

 


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