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03/05/24 ore

Civil War, di Alex Garland. I pericoli della polarizzazione


  • Giovanna D'Arbitrio

Civil War, scritto e diretto da Alex Garland, centrato su una guerra civile immaginaria ambientata in Usa in un prossimo futuro, ci mostra come a causa della polarizzazione tra fazioni ostili gli Stati Uniti si trovino coinvolti in un drammatico conflitto interno: il governo di estrema destra del presidente (Nick Offerman) viene attaccato  da un gruppo ribelle formato da California e Texas che vuole destituirlo, poiché si è fatto eleggere al terzo mandato nonostante sia anticostituzionale.

 

Un gruppo di reporter guidato dalla celebre fotografa Lee (Kirsten Dunst) parte da New York verso Washington, attraversando zone di guerra dove città come New York e Los Angeles sono distrutte, tra strade bloccate, cittadini in fuga e fazioni in lotta tra loro. Tra i giornalisti ci sono il reporter Joel (Wagner Moura), Sammy (Stephen McKinley Henderson) e la giovane fotografa Jessie (Cailee Spaeny) ed altri.

 

Senz’altro il conflitto è “immaginario”, ma le scene sono molto realistiche, come quelle di tutte le guerre del mondo passate e presenti. E lo stesso regista ha affermato che Civil War vuole essere un racconto di distopie e realtà inquietanti. 

 

Già all’uscita del trailer, il film ha scatenato un acceso dibattito e il regista è stato accusato di fomentare il caos nell'anno delle Presidenziali in Usa, ma Garland ha affermato che il suo obiettivo era soprattutto far riflettere sul problema della polarizzazione.

 

“Se ne parla tanto oggi in America: siamo più polarizzati che mai. lo sono in troppi e così l'ago della bilancia non si sposta più (…) Magari molti pensavano che Civil War contenesse solo paccottiglia contro Trump. Invece non è così, per quanto ci sia qualche allusione. A queste persone consiglierei soltanto di guardare il film e poi di pensarci su. Come ho già avuto modo di dire, mi interessa suscitare un dialogo, cominciare una conversazione (…) Il mio paese, molti paesi europei, altri in Medio Oriente, Asia e Sudamerica, hanno politiche populiste e polarizzate, che causano e amplificano divisioni estreme, e lo stato finale del populismo è l'estremismo, poi arriva il fascismo (…).

 

E tornando al giornalismo, ci sono i governi con i loro sistemi d'equilibrio, ma c'è bisogno di un'altra cosa: una stampa libera, obiettiva ma anche fidata. Al momento, le voci dominanti nella stampa non sono fidate. Sono ritenute affidabili dal bacino specifico già schierato al quale si rivolgono, ma non dagli altri. Io sono sulla cinquantina, da ragazzino, quando un "quotidiano nazionale" pubblicava un pezzo su un politico corrotto o che mentiva, non importava se tu fossi o meno un lettore di quel giornale. L'impatto era enorme, molto probabilmente la carriera di quella persona sarebbe finita. Quel mondo non esiste più”.

 

Senz’altro un film che fa riflettere, un mix di politica, giornalismo, sentimenti, un film che si avvale di un buon cast includente Kirsten Dunst, Cailee Spaeny, Wagner Moura, Jesse Plemons, Nick Offerman, Sonoya Mizuno, Jefferson White, Karl Glusman, Stephen Henderson, Alexa Mansour, Juani Feliz, Melissa Saint-Amand, Jojo T. Gibbs, Nelson Lee. 

 

La fotografia è di Rob Hardy, il montaggio di Jake Roberts, le musichedi Geoff Barrow, Ben Salisbury.

 

Alex Garland(Londra, 26 maggio 1970) è un noto sceneggiatore, regista e scrittore britannico. Tra i suoi film Ex Machina(2015), Annientamento “Annihilation” (2018), Men, (2022).

 

Ecco il trailer del film (da Mymovies).

 

 


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