Non senza una buona dose di autolesionismo ma partendo da una dato di fatto reale sono sempre più diffuse teorie catastrofiche sull’Occidente. “La sconfitta dell’Occidente” “Ascesa e crisi di una civiltà”, “La deriva dell’Occidente”, “La crisi dell’Occidente - Origini, attualità…”, “Lo sfacelo dell’Occidente”, La crisi dell’Occidente, opportunità per gli altri”…
Questi solo alcuni dei titoli di libri, saggi, scritti nella costruzione delle teorie catastrofiste di quanti vedono oramai l’Occidente morto. Già ma poi vi è chi sottolinea che lo stresso Occidente non esiste. “Il concetto di ‘Occidente in crisi. è complesso e dibattuto, con interpretazioni che variano a seconda del contesto e delle prospettive. Non esiste una singola definizione univoca di "crisi dell'Occidente", ma si possono individuare alcune aree di tensione e cambiamento che spesso vengono associate a questa espressione”- riporta AI Overview. Già ma poi gli altri chi sono e quali opportunità sarebbero in grado di cogliere?
Vediamo un po’. “L’Ucraina è il pantano più grande per Pechino e non c'è una via d'uscita facile. Una vittoria russa è improbabile e una guerra prolungata dissanguerebbe la Cina politicamente ed economicamente, a meno che il fronte politico occidentale non crolli, ipnotizzato dai suoi fantasmi. Ma allora sarebbe tutta un'altra storia… - scrive Francesco Sisci.
Ecco il caso della Cina, quella che per gli Usa costituisce una ragione esistenziale.
C'è il timore occidentale che il sostegno all'Ucraina possa vacillare. Se ciò accadesse, si potrebbe verificare un collasso ucraino. Ma se il sostegno dovesse venir meno, lo scenario sarebbe diverso: la Russia avrebbe vinto, sostenuta da Russia, Corea del Nord, Cina, Iran, Stati Uniti ed Europa. In tal caso, non si tratterebbe solo del collasso dell'Ucraina, ma di un cambiamento di rotta collettivo dell'Occidente nei confronti di Russia e Ucraina. Ma ciò richiederebbe di convincere molti Paesi, a partire da Polonia e Finlandia. Se ciò accadesse, significherebbe la fine delle alleanze e dei valori occidentali in Europa, Asia e nel mondo.
“… Se le cose proseguono così, un collasso totale dell'Ucraina sembra improbabile. La situazione in prima linea rimane difficile; i russi stanno avanzando, ma in tre anni non sono riusciti a ottenere una svolta decisiva. E anche se ci riuscissero, controllerebbero Kiev mentre tutti semplicemente lo accettano? ” - sottolinea ancora Sisci…
Per la sopravvivenza economica della Cina, è necessario incrementare i consumi interni, il che significa più reddito disponibile, un sistema di welfare più solido e, di conseguenza, tasse più alte. Pertanto, è necessario un voto popolare, perché a nessuno piace pagare le tasse senza sapere a cosa servono. Questo è fondamentale anche per affrontare la gigantesca bolla del debito interno.
La Cina ha bisogno di bilanciare i suoi scambi commerciali, altrimenti il suo surplus diventa insostenibile su scala globale. Una valuta pienamente convertibile è quindi necessaria. Tuttavia, una valuta convertibile apre le porte a una possibile crisi finanziaria, che può sfociare in una crisi politica. Le turbolenze politiche possono essere gestite pacificamente con un sistema democratico. Un sistema autoritario, al contrario, può crollare durante una crisi economica.
L'attuale ordine mondiale non è un gioco a somma zero; si basa su un sistema a somma positiva di commercio teoricamente equo e regolamentato. Pur non essendo perfetto – ci sono momenti di estremo realismo – esiste anche un sistema di potere equilibrato in cui le egemonie possono succedersi pacificamente. Si pensi a come gli Stati Uniti sono riusciti a succedere alla Gran Bretagna.
“… Altrimenti, se una nuova potenza cerca di imporre con la forza un nuovo dominio, il sistema reagirà prima o poi. L'egemone in carica percepirà una minaccia e potrebbe tentare di indebolire o annientare il rivale – la trappola di Tucidide – anche senza cercare di controllarlo direttamente…” - ribadisce ancora Sisci.
Un problema pratico è che la Cina non sa davvero come governare democraticamente. L'esperienza dell'ultimo mezzo secolo è stata quella di introdurre riforme economiche, dando per scontato che la politica avrebbe seguito spontaneamente.
Ma l'intero pacchetto – liberalismo politico ed economico – avrebbe dovuto essere offerto come una scelta "prendere o lasciare". Non lo è stato. Di conseguenza, la Cina non si è evoluta in una democrazia a tutti gli effetti, e l'economia di mercato senza una politica democratica ha in definitiva causato i problemi attuali: aziende fallite, allocazione irresponsabile dei capitali, sovraccapacità produttiva, compressione dei salari e così via…
E La Cina è solo uno, anche se il più importante tassello di quello che vengono definiti “gli altri”…
Francesco Sisci, sinologo, analista politico, giornalista discute per Agenzia Radicale Video, con il direttore Giuseppe Rippa, della complicata ricerca di una nuova mappa che descriva un possibile Nuovo Ordine Mondiale…
(Agenzia Radicale Video)
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