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20/04/24 ore

PD, invertire la rotta riattivando la politica



intervista a

Emanuele Macaluso

 

Credi che il dibattito in corso nel Partito Democratico sia adeguato allo stato della politica nel nostro Paese e in questo tempo, così denso di complessità? La sensazione è che si sia manifestata una grave insufficienza di questo partito, che pure rappresenta per certi versi l’estrema propaggine in grado di contrastare una deriva all’insegna dell’anti-politica…

 

Non ho aderito al Partito Democratico e anzi, quando è nato, pubblicai un pamphlet intitolato Capolinea in cui spiegavo le ragioni per le quali questo partito è nato e poi ha continuato ad essere senza un suo specifico asse politico-culturale. La fusione a freddo fra Margherita e Ds si realizzò senza partecipazione reale; del resto Eugenio Scalfari nell’editoriale su «la Repubblica» descriveva quelle due formazioni come giunte al capolinea e quindi dava per obbligata la loro confluenza. Quando titolai Al capolinea il mio saggio, era appunto per questo: senza un concorso emotivo, politico e di massa quelle due forze restavano appunto al capolinea. L’assenza di un asse politico e culturale nel PD non è riconducibile soltanto alla trasformazione avutasi con la segreteria di Renzi. Era evidente sin dall’inizio, con Veltroni e poi con Bersani. C’erano solo riferimenti generici, ma privi di una cultura politica.

 

In queste condizioni, un partito non nasce ma soprattutto non può crescere. La stessa adesione al Partito Socialista Europeo, realizzata sotto Renzi, è stata puramente formale perché non si può certo dire che il PD sia un partito socialista. Né tanto meno conserva i caratteri del cattolicesimo democratico, propri dei partiti popolari o cristiani. È un partito rimasto a mezza strada, che oscilla sia nelle alleanze (o nelle non-alleanze) e sia nell’affrontare le questioni politiche e di valori...

 

 

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