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02/05/24 ore

Con Virginia Raggi a Roma, lo spettro del “modello de Magistris”


  • Antonio Marulo

Derubricato dai media e dai commentatori come fatto scontato e marginale, offuscato dal successo dei 5 stelle a Roma e Torino, il vero caso (anti-politico) da studiare è quello di Luigi de Magistris, in quanto singolare ma ripetibile per certi aspetti altrove. Napoli, con i suoi eccessi e le sue bizzarrie, è infatti anticipatrice spesso di situazioni nazionali. Basti ricordare, tanto per fare un esempio, il caos immondizia, vissuto in tutto lo stivale con superficialità come la solita emergenza di quei puzzoni partenopei, quando era invece il bubbone evidente di un virus che aveva aggredito il paese. Non snobbare, quindi, quanto è successo all’ombra del Vesuvio in questa tornata amministrativa può fornire qualche spunto sui possibili scenari a cui potremmo assistere a breve, per esempio, nella Capitale.

 

In una condizione minimamente normale, il sindaco barricadero sarebbe stato cacciato metaforicamente a pedate dal palazzo comunale, dopo 5 anni di gestione inconcludente a base di pizza, sole, mare, mandolino e Che Guevara. Invece è arrivato un nuovo trionfo a mani basse, per volontà espressa alle urne dal 36 percento degli aventi diritto, mentre il restante 64 se ne stava indifferentemente a trascorrere altrove la domenica piovosa.

 

Bisogna dare atto all’ex magistrato dell'inchiesta Why not di aver fatto un capolavoro, sapendo al meglio interpretare una realtà sociale disastrata, anarchica e piena di sé che ben conosce, ponendosi come vittima del cosiddetto establishment esterno incarnato nell’occasione dal fu rottamatore Matteo Renzi, e ingaggiare una lotta tra “noi” e “loro”: tra il popolo e i malfattori desiderosi di mettere ancora una volta “le mani sulla città”. In questo, è stato agevolato dall’assenza di oppositori politici validi e presentabili, visto che da destra e da sinistra ci si è ben guardati dal formare e rinnovare, in tutto l’arco delle ultime due scorse consigliature, una classe dirigente degna di questo nome, pronta a contrastare il nulla sotto forma di autogestione partecipata e fuffa simile.

 

Così, con all’attivo, più che altro, il lungomare liberato dalle automobili e occupato manu militari dai tavolini dei ristoranti, De Magistris ha fatto comunque il colpaccio, dopo una campagna condotta incredibilmente all’opposizione, mettendo nel piatto - per usare un modo di dire napoletano - la carne sotto i maccheroni.

 

Fatte le dovute e necessarie differenze, a qualcosa di simile si potrebbe assistere a circa 200 km di distanza, a Roma, dove Virginia Raggi è chiamata a mantenere l’ardua promessa di cambiare tutto, sotto l’egida della Casaleggio & associati. Come sempre accade, nei primi mesi potrà contare sulla proverbiale luna di miele con gli elettori, i quali saranno in prima battuta indulgenti con il classico lamentio della nuova amministrazione sull’eredità lasciata dai predecessori. Poi, però, bisognerà portare a casa qualche risultato, se non si vorrà trasformare l’urbe nella tomba grillina. Se al contrario l’impresa dovesse risultare troppo complicata o fallimentare, come non pochi temono, ecco bell’e pronta la carta jolly della campagna elettorale permanente contro l’establishment e il governo: la lotta fra “noi”, i cittadini onesti e trasparenti, e “loro”, gli eredi di Mafia Capitale appoggiati dall’inquilino di Palazzo Chigi, in un’apoteosi del “non ci fanno lavorare” di berlusconiana memoria. In tal senso, un assaggio lo si è avuto a caldo proprio ieri da Beppe Grillo, quando ha messo subito le mani avanti, prefigurando il boicottaggio di sedicenti lanciatori di monnezza per le strade, con lo scopo di accusare il malgoverno a 5 stelle.

 

Tuttavia, aspettare e sperare che passi il cadavere sulla sponda del Tevere, senza prepararsi e cambiare facendo tesoro del passato, oltre a essere da “gufi”, potrebbe rivelarsi un errore fatale per i cosiddetti schieramenti politici tradizionali, in testa il malconcio Partito democratico. Come insegna Napoli, che molto prima di altri ha scelto la strada “rivoluzionaria” incarnata da Luigi De Magistris, il cosiddetto popolo, che per i 5 stelle diventa “i cittadini”, appare ovunque predisposto più che mai ad assecondare la propaganda antisistema, negando l’evidenza, o alla peggio astenendosi, in assenza di un’alternativa politica credibile. Trattandosi della Capitale d'Italia, le ricadute sarebbero indubbiamente nazionali, con risvolti imprevedibili e tutt’altro che rassicuranti.

 

 


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