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02/12/24 ore

Pensioni ai sindacalisti, la polpettina avvelenata di Tito Boeri


  • Antonio Marulo

Si aprono le porte, arrivano gli spifferi; e all’Inps con l’operazione voluta da Tito Boeri circola una brutta aria anche per i sindacati, da sempre interlocutori privilegiati e ben voluti dell’Istituto, come sanno coloro che hanno attraversato anche per caso i corridoi della sede centrale al quartiere Eur di Roma.

 

Tuttavia il clima, appunto, sembra essere cambiato con l’avvento del nuovo presidente e non mancano le bordate contro la riottosa “casta sindacale”, per ingraziarsi l’opinione pubblica in vista dell’ennesima riforma. È partito così il comunicato stampa dalla sede di via Ciro Il Grande, che dà conto di una nuova anomalia del nostro sistema previdenziale, questa volta a vantaggio dei sindacalisti. La notizia è stata rapidamente scopiazzata in tutti i portali di informazione, uguale a se stessa salvo il cambio di qualche virgola. Ne scegliamo una a caso per chi vuole conoscere qualche dettaglio in più, sottolineando solo la sostanza: a parità di condizioni, chi usufruisce dell’aspettativa retribuita per distacchi sindacali ottiene una pensione maggiore, di circa il 27%; questo grazie a un arzigogolato sistema che consente di cumulare i contributi figurativi sulla base per giunta della valorizzazione all’ultima retribuzione, applicando quindi le regole retributive antecedenti al 1993. Il carico da novanta sul privilegio "smascherato" è dato dal fatto che per «per compensi non superiori alla retribuzione figurativa del lavoratore l’organizzazione sindacale non paga mai alcun contributo», che invece resta a carico dell gestione di riferimento, quindi della collettività.

 

Ce n’è insomma abbastanza per accrescere nell’opinione pubblica il sentimento anti-sindacale, per altro già ben alimentato dalle recenti notizie sugli stipendi d’oro ai dirigenti della Cisl. Da parte loro le organizzazioni sindacali non ci stanno a essere messi demagogicamente alla gogna per il sol fatto di aver rispettato una legge in vigore, come ha rimarcato stizzita la Cgil.

 

Del resto, si tratta di quelle stesse leggi che nel tempo hanno creato un sistema insostenibile per le casse dello Stato, perché non ci si è preoccupati in passato del chi paga e dei danni che sarebbero ricaduti sulle generazioni future. In questo i sindacati hanno saputo dare il proprio maldestro contributo, ottenendo dalla politica sempre ciò che volevano e poi difendendo legittimamente con i denti gli obiettivi raggiunti. Ora ne pagano il conto, in termini di rappresentanza e di iscritti in forte calo, a causa della divaricazione tra chi ha ottenuto e ottiene tuttora 100, ma anche di più, e chi invece otterrà da domani, per essere ottimisti, 30.

 

 


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