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02/12/24 ore

HIV: Niente divisa per i sieropositivi. La denuncia della Lila


  • Silvia Soligon

Chi convive con l'HIV non può entrare nell'Arma dei Carabinieri nemmeno per far parte della sua fanfara. A denunciare la situazione è la Lega italiana per la lotta contro l'Aids (Lila), che racconta delle segnalazioni ricevute da cittadini “in salute e in ottima forma, come sono oggi le persone che vivono con l'HIV” riguardo a una situazione che appare paradossale.

 

Se, infatti, l'articolo 3 della nostra Costituzione recita, testualmente, che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, di fatto chi è sieropositivo si vede preclusa la possibilità di vestire una divisa, qualunque sia la mansione da svolgere “compreso – precisa la Lila – suonare l'ottavino in una formazione musicale stabile o nuotare a rana”.

 

Secondo l'associazione tutti i concorsi banditi dal Ministero della Difesa richiedono ai candidati di presentare l'esito negativo di un test dell'HIV, inclusi quelli per concorrere all'ammissione ai licei annessi alle Scuole militari dell'esercito, diventare un orchestrale dell'Arma e per tirare con l'arco in un centro agonistico della Marina. La Lila sottolinea che le spiegazioni fornite dal Ministero a riguardo sono contrarie non solo al buonsenso e alle evidenze scientifiche, ma anche alle leggi attualmente vigenti in Italia.

 

La legge 135 del 1990 vieta, infatti, “ai datori di lavoro, pubblici e privati, lo svolgimento di indagini volte ad accertare nei dipendenti o in persone prese in considerazione per l'instaurazione di un rapporto di lavoro l'esistenza di uno stato di sieropositività”.

 

Lo stesso Statuto dei lavoratori stabilisce che “sono vietati accertamenti da parte del datore di lavoro sulla idoneità (…) per malattia (...) del lavoratore dipendente”, precisando che, in assenza di norme speciali, tale principio è valido anche nel caso degli enti pubblici.

 

In modo simile, anche due documenti dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro dell'ONU - il Codice di Condotta sull’HIV/AIDS e il mondo del lavoro del 2001 e la Raccomandazione su Hiv e Aids e mondo del lavoro del 2010 – affermano che “non deve esservi discriminazione o stigmatizzazione dei lavoratori, in particolare nei confronti delle persone che sono in cerca di lavoro o presentano domanda d’impiego, in base alla loro reale o presunta sieropositività” e che “la discriminazione e la stigmatizzazione delle persone che convivono con l’HIV/AIDS sono un ostacolo all’impegno finalizzato a promuovere la prevenzione dell’HIV/AIDS”.

 

Lo scorso 29 novembre i Radicali hanno presentato un'interrogazione parlamentare chiedendo al Ministro della difesa se fosse a conoscenza della situazione e cosa intendesse fare per a garantire il rispetto della normativa nazionale ed internazionale nelle procedure di selezione del personale della difesa.

 

Attualmente la domanda giace ancora senza risposta. “Nel silenzio – afferma la Lila - non solo il ministero della Difesa ha perseverato in questo comportamento inqualificabile, ma l'ha reso prassi”. Purtroppo, a tacere non sarebbe solo questo ministero: la comprovata sieronegatività è richiesta anche da alcuni bandi di Vigili del Fuoco e della Guardia di Finanza, che non dipendono dalla Difesa. A quanto pare i sieropositivi hanno un'epidemia in più con cui fare i conti: quello della discriminazione.


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