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18/04/24 ore

Pena di morte, Obama si accorge dei problemi


  • Francesca Pisano

“Potrebbe essere appropriata per i crimini più orrendi, come l'uccisione di bambini o quelle di massa. Ma l’applicazione della pena di morte presenta numerosi problemi in questo Paese, come la discriminazione razziale o il fatto che molti condannati vengono poi scoperti innocenti". Sono queste le parole del Presidente Obama a commento di quanto avvenuto lo scorso 29 Aprile, in Oklahoma, al condannato Clayton Lockett.

 

La sua agonia è durata oltre 40 minuti, a causa del “malfunzionamento” del mix letale di sostanze chimiche. Per la prima volta sono stati utilizzati insieme il sedativo midazolam, il vecuronio bromuro che è un agente paralizzante, e un’ingente e definitiva dose di cloruro di potassio, che doveva servire a bloccare il battito cardiaco.

 

Tuttavia, l’uomo non ha mai perso realmente i sensi e dopo un po’ dalla somministrazione ha iniziato a “ribellarsi”, contorcendosi, cercando di alzarsi, respirando affannosamente. Ha persino pronunciato alcune parole. Tutto ciò è stato ascoltato al di là del vetro e della tenda che gli aguzzini a un certo punto hanno tirato giù, perché guardare era diventato davvero troppo. La scena è precipitata e – come dire – non è riuscita, proprio per questo non è stato più consentito vedere, mentre ascoltare sì, perché almeno fosse pena certa per le persone lì presenti ad assistere.

 

Quell’uomo aveva subito la condanna a morte nel 2000, per aver sepolto viva una ragazza di 19 anni, dopo averla rapita, picchiata e stuprata. Lo stesso 29 Aprile, anche Charles Warnerin, condannato nel 1997 per lo stupro e l’uccisione di una neonata di 11 mesi, doveva subire la procedura letale praticata nei confronti di Lockett. Ma gli effetti prodotti su quest’ultimo hanno portato rinviare l’altra esecuzione di quattordici giorni.

 

Nei mesi scorsi i due condannati hanno cercato, attraverso i loro legali, di ottenere informazioni più certe sui farmaci che sarebbero stati loro somministrati, eppure, alla fine, la corte Suprema dell’Oklahoma ha stabilito che non avevano il diritto di conoscere questi dettagli.

 

Il fatto è che dal 2010 molti Stati americani hanno fatto ricorso a sostanze, utilizzate durante le esecuzioni capitali, la cui provenienza non è certa o non ha ottenuto un’approvazione ufficiale a livello federale, ciò perché numerose aziende farmaceutiche si sono rifiutate di fornire i propri farmaci per questi fini. In Oklahoma, in particolare, la legge tutela con la segretezza la vera identità dei fornitori, per proteggerli da rivendicazioni attuate per vie legali e non.

 

Le parole del Presidente degli Stati Uniti, che confermano l’iniquità di un sistema giudiziario capace di tradursi nella pratica della “tortura a morte”, detengono un peso insostenibile in quanto avallano l’esistenza di casi in cui i condannati vengono scoperti innocenti successivamente all’esecuzione, anche perché spesso non disponevano in vita dei mezzi economici necessari per un’adeguata difesa oltre quella d’ufficio.

 

Resistono incrollabili gli interrogativi su dove fosse lo Stato prima che quella persona rivelasse di essere un mostro e sul perché abbia totalmente fallito in ogni possibilità di riabilitazione. L’applicazione della pena capitale non permette di controllare o far ridurre il tasso di omicidi praticati, certamente non più di quanto avvenga in Stati in cui questo tipo di condanna è stata abolita e - come confermato dal portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Rupert Colville– “la crudeltà delle recenti esecuzioni, semplicemente rinforza la convinzione che le autorità negli Stati Uniti dovrebbero imporre una moratoria immediata" sulla pena di morte.


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