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14/12/24 ore

Secessione e Avanguardia alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna


  • Giovanni Lauricella

Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma si svolge una delle più belle ed impegnative mostre che siano state mai affrontate dal punto di vista storico; l’iniziativa rientra nel programma ufficiale delle commemorazioni del centenario della Prima guerra mondiale.

 

Il periodo contrassegnato dalla Secessione e dall’Avanguardia è un la cerniera che unisce il passato con la modernità come oggi viene intesa. Come lascia intendere il nome secessione, mutuato dal movimento artistico austriaco che a sua volta prese ispirazione dalla storia romana, gli artisti e letterati si posero come “altra arte” al punto che non si riconobbero più nell’appartenenza alle accademie o alle istituzioni dalle quali provenivano o a cui dovevano fare riferimento, come ad esempio le Biennali, le Quadriennali ecc.

 

Edoardo Sanguineti in Ideologia e Linguaggio, rifacendosi a Walter Benjamin, parla dell’avanguardia come «l’aspirazione eroica e patetica a un prodotto artistico incontaminato […] una merce capace di vincere con un gesto sorprendente e audace la concorrenza indebolita e stagnante». Un movimento che intendeva sviluppare un nuovo corso, in cui per la prima volta gli artisti si organizzavano tra di loro, autonomamente, per esporre le proprie opere o per fare manifesti (Marinetti pubblica il manifesto futurista sul Figaro nel 1909) e infine che fondavano e indicavano vie nuove dell’arte.

 

Quello che rende la mostra (ricca di ben 170 opere ) di interesse epocale è la ricerca fatta su quello che è avvenuto in Italia nel periodo giolittiano, dal 1905 sino alla Prima Guerra Mondiale, e soprattutto in alcune città come Roma e Venezia, trasformate in trampolini di lancio di novità che hanno cambiato il corso culturale del tempo. Un elogio va a Stefania Frezzotti, curatrice della mostra e autrice dell’interessantissimo testo del catalogo e alla direttrice della Galleria Maria Vittoria Marini Clarelli, autrice del saggio “1905 – 1915: il dibattito artistico in Italia fra mostre e riviste”.

 

La Galleria nazionale d’arte moderna ha provveduto al restauro del fregio di Edoardo Gioia e di altre opere che non erano mai state esposte prima. Le opere di Previati, Casorati, Von Stuck, Nomellini, Ghini, Carrà, Boccioni, Severini, Balla, De Chirico (solo per citarne alcuni) sono la testimonianza del cambiamento che allora ci fu, ma, viste oggi con uno sguardo più ampio, sono anche precorritrici di quello che oggi viviamo come arte contemporanea: Affermi ciò non per disprezzare quello che viene prodotto oggi, ma per sottolineare la potenza culturale espressa in quel periodo dagli artisti italiani, al punto che si potrebbero fare numerosi accostamenti tra i loro quadri e i quadri di artisti recenti.

 

La mostra si conclude con l’inizio della Grande Guerra, che segnerà la trasformazione in chiave patriottica e nazionalista della maggioranza degli artisti, mi riferisco al futurismo e al senso di distacco e assenza dal mondo presente nella metafisica dechirichiana, presagio e segnale di un atteggiamento esistenziale ben preciso, funzionale e necessario al grande disastro che coinvolgerà l’Europa.

 

Restano nella memoria al visitatore le bellissime opere del grande Boccioni e i progetti visionari di Sant’Elia (altra chicca della mostra), artisti che, presi dall’impulso interventista, si arruoleranno volontari e moriranno giovanissimi sul campo di battaglia.

 

Una mostra grandiosa che per l’importante rilevanza dovrebbe girare il mondo o almeno l’Europa, ma che non andrà nemmeno in un’altra città italiana. Peccato, perché poteva servire a riconsiderare a un livello critico più alto la centralità che ha avuto la cultura italiana - e in particolare quella romana e veneziana - a livello mondiale all’inizio del Novecento.

 

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Secessione e Avanguardia

Galleria Nazionale d’Arte Moderna

Dal 31 ottobre 2014 al 15 febbraio 2015

 

 


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