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16/04/24 ore

“Soldatessa del Califfato”



Finora i libri sull'Isis, il temuto Stato Islamico che sta minacciando il mondo intero, avevano raccontato un fenomeno militare o poco più. Concentrandosi per lo più sulla ferocia di un'organizzazione terroristica che fa della religione islamica “instrumentum regni” (strumento di gestione del potere politico) e sulla sua strategia per la conquista territoriale della ex Mezzaluna fertile. Il libro scritto da Simone Di Meo e Giuseppe Iannini, da pochi giorni in libreria, è invece un bisturi affondato nelle viscere del Mostro islamista che ne svela i raccapriccianti segreti e i misteri ancora irrisolti.

 

“Soldatessa del Califfato” (Imprimatur, 16 euro) è il racconto di una giovane donna tunisina che ha disertato dalle fila dell'Isis dopo avervi ricoperto ruoli di primo piano in quanto moglie di uno dei capi combattenti di Raqqa, la capitale di Al Baghdadi. È stata “social media manager” dei profili Facebook e Twitter dei terroristi. Si occupava di reclutare nuovi militari e soprattutto di trovare mogli ai miliziani, la donna.

 

Usando esche come questo messaggio ripetuto, come un pendolo che oscilla con ipnotizzante frequenza, sui social network: “Qui in Siria non si paga l’affitto. Qui in Siria non si pagano le bollette, l’acqua e la luce. Qui in Siria ci sono generi alimentari gratis ogni mese. Qui in Siria ci sono indennità e aiuti economici per marito, moglie e figli. Puoi contare su visite mediche e farmaci gratis. Anche se non parli arabo, puoi sopravvivere tranquillamente: qui da noi in Siria ci sono persone da tutto il mondo. A ogni coppia di sposi viene assegnata una dote di settecento dollari. E se sei musulmano non paghi le tasse. Nessuna attività viene svolta durante la preghiera. Il Califfato è una bella testimonianza di fraternità e contro ogni forma di razzismo. E tu, donna, da tuo marito sarai sempre amata e corteggiata. Vuoi sposare un combattente in Siria? Scrivi la tua età, lingua, professione e invoca il Clemente Iddio”. E le donne abboccavano a centinaia.

 

Nel libro c'è spazio per storie inedite sul sesso nel mondo islamico, sulle prigioniere di guerra stuprate da terroristi malati di Aids, sui canali di finanziamento coi video porno e il contrabbando di reperti archeologici. Una testimonianza sconvolgente che lascia il lettore senza fiato. Anche perché, come giustamente scrivono i due autori nella prefazione, quello dello Stato Islamico è un dramma che va al di là della narrazione della giovane Aicha.

 

“Non abbiamo voluto darle un volto e una forma – si legge nell'incipit del testo –. Non troverete, nelle pagine che seguono, indizi sul suo aspetto fisico o sulle sue abitudini. All’inferno non esistono l’estetica e il gusto. Non ha importanza sapere se la nostra fonte è bella o brutta perché è una coscienza quella che parla. E le coscienze sono sporche o pulite. Non altro. Il racconto è in prima persona. È la soldatessa a rivolgersi direttamente ai lettori, senza intermediari, senza domande. Non un manuale di guerra, ma una storia d’amore avvelenata dall’odio. Con una sorpresa finale. Forse”.

 

Salvatore Balasco

 

 


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