Il vangelo apocrifo cui, in questi miei 30 versi, faccio riferimento è il “Vangelo dell’Infanzia arabo siriaco”, che racconta la storia di Gesù fino a dodici anni. Segnalato per la prima volta nel XVII secolo, con una traduzione in latino dello studioso tedesco H. Sike, il “Vangelo dell’Infanzia arabo siriaco” probabilmente fu scritto nel VI secolo.
RINO MELE
Nascita di Gesù
Quel giorno non raggiunsero Betlemme.
Mentre il sole tramontava
entrarono sgomenti
in una grotta,
Giuseppe s’allontanò, cercando una donna
che potesse aiutare Maria
a partorire:
restò sola, tra tenebre fitte, trafitte
da suoni aspri e lontani.
Un’indicibile luce avvolse la grotta
come lei avvolgeva il bambino
nelle fasce
al suo seno. Una di quelle fasce - da cui
il piccolo aveva tratto calore
e freschezza
nel gelo - Maria donò ai Magi arrivati dal
deserto, tra le stelle.
Crescendo, Gesù
avvicinava il suo silenzio al dolore
degli altri
fino a toccarlo,
e lo sentì sempre accanto.
La gioia dei bambini
gli sembrava uno spumoso mare che
continuamente riappare.
Sapeva l’asprezza
di guardare la vita, vederla
schiudersi,
e sparire bruciando
quasi franasse, come un vulcano di neve.
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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.
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