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12/10/24 ore

POESÌ di Rino Mele. Furore



Furore è un meraviglioso paese della parte alta della Costa d'Amalfi, a 300 metri sul mare. Un luogo estremo, di angeli e di vento. Gli abitanti sono pochi, meno di settecento, Furore nasce dal mare, da un fiordo che incanta la memoria. Negli ultimi decenni un uomo, Raffaele Ferraioli - che con profonda ansia ha amato Furore - ne è stato mitico sindaco e ha tentato incessantemente di valorizzare questo suo paese cui il mare sembra opporsi, come uno specchio lucente. Nello specchio di quel mare "verticale", è morto l'anno scorso.

 

 

 

RINO MELE

 

 

Furore

 

 

Apri gli occhi sognando 

e continui a vedere la stessa luce, 

guardi dall’alto il mare,

poi la vertigine 

del cielo, che è un altro mare 

tra stesure di azzurro. 

Furore corre dinanzi, gioca e sfugge. 

La strada è bianca 

e si volge a chiamarti: gli uccelli 

sempre lontani, i pensieri 

che ripeti quando stai per tornare.

Sulla Costa alta, 

abitano la bellezza che in se stessa 

si specchia

e l’enigma: la misura

che supera la tua mano, il destino 

delle cose. 

Nella visione,

di una sconosciuta notte solare,

dal suo fiordo inizia 

quell'umore

profondo che è la radice di Furore, 

la serpe d’aria 

della strada

che sale e a volte sembra tornare,

poi svelta scompare

verso l’alto

dove l’azzurro si scioglie nel bianco,

urta i monti, 

viene dal mare

e altro mare vuole incontrare.

Il destino di questo paese è sognare,

come Giacobbe le scale, 

o sui gradoni 

del Duomo di Amalfi una turbata 

perfezione. Crudele, 

Furore si raddoppia nello sguardo 

di chi l’ama:

è un albero d’acqua, puoi sentire 

nelle onde l’urlo 

delle volpi, il desiderio, il sangue

dei giacinti,

le ninfe che ingannano lo sguardo 

e corrono 

tra i limoni, i tralci 

d’uva, il canto di pietra dei marinai. 

 

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Rino Mele (Premio Viareggio Poesia 2016, terna finale con “Un grano di morfina per Freud", ed. Manni) scrive, il venerdì e il martedì, su “Agenzia Radicale”. Dal 2009 dirige la Fondazione di Poesia e Storia. Il nome della rubrica è “Poesì”, come nel primo canto del “Purgatorio” Dante chiama la poesia.

 

 

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