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03/11/24 ore

Ariaferma, di Leonardo Di Costanzo. Un film toccante


  • Giovanna D'Arbitrio

Presentato fuori concorso alla Mostra cinematografica di Venezia 2021, Ariaferma di Leonardo Di Costanzo vede per la prima volta insieme due grandissimi interpreti Silvio Orlando nel ruolo di Carmine Lagiola e Toni Servillo in quello di Gaetano Gargiulo.

 

Il film ci mostra un carcere fatiscente che sta per essere chiuso, ma per un contrordine 12 detenuti ed alcuni agenti di polizia dovranno rimanervi rinchiusi fino a data da stabilirsi, perché la struttura che dovrebbe accogliere i carcerati non è al momento disponibile. Diventa quindi necessario gestire in modo nuovo gli spazi dal momento che gran parte dell'edificio è ormai chiusa: i detenuti vengono tutti raggruppati in celle situate in una rotonda per permettere agi agenti di avere maggiore possibilità di controllo.

 

Passano i giorni, ma il loro trasferimento in un altro carcere si allontana sempre più e nell’attesa sale la tensione tra i prigionieri supportati da Carmine Lagioia, un anziano camorrista che diventa il portavoce delle loro istanze e proteste. L’ispettore Gaetano Gargiulo che ha ricevuto ordini precisi in base al suo ruolo, cercherà tuttavia di stemperare le tensioni e di tener conto delle richieste dei detenuti, malgrado il malcontento dei suoi colleghi.

 

Significative alcune frasi, come quella Lagioia che rivolgendosi a Gargiulo, lo provoca dicendo “è dura stare in carcere, eh!?”, poiché è vero che se i carcerati stanno dietro le sbarre per i loro crimini, anche gli agenti in qualche modo sono costretti a star rinchiusi. E la seconda frase è quella di Gargiulo che rivolge a Lagioia affermando “io e te non abbiamo nulla in comune”. E forse proprio nel momento si accorge che le sue parole suonano false.

 

In effetti nello spazio divenuto più ristretto di quel carcere i ruoli pian piano perdono peso e riemergono in modo inaspettato essenziali relazioni umane: Lagioia arriverà a cucinare per i detenuti sotto lo sguardo vigile di Gargiulo e a raccogliere cicoria e bietole nell’orto del penitenziario, mentre dialogano e si raccontano episodi delle loro vite. E durante un temporale, per mancanza di luce elettrica, i detenuti potranno uscire dalle loro celle e cenare insieme, in quello spazio a forma di cerchio che assume un valore simbolico.

 

Con abilità il regista ci coinvolge nell’aria ferma del carcere, in un tempo sospeso dove la vita dei detenuti e degli agenti comunque va avanti tra tensioni, contrasti, tristezze, ma anche con graduali gesti di sensibilità e pietà reciproca in una riconquista di valori umani. Ad esempio Fantaccini (Pietro Giuliano),  giovane detenuto incarcerato per uno scippo ai danni di vecchio ridotto in fin di vita, tenta il suicidio, ma viene aiutato da detenuti e agenti, e poi a sua volta Fantaccini mostra pietà per il vecchio Arzano (Nicola Sechi), ex pedofilo da tutti i detenuti odiato e disprezzato per i suoi crimini, anche se ormai incapace di intendere e di volere.

 

Il carcere di Mortana non esiste nella realtà, è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri - ha affermato il regista - Le riprese sono state effettuate nell’ex  penitenziario di  San Sebastiano, a Sassari, in Sardegna) Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi, è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara a raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma  non è un  film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film  sull’assurdità del carcere»

 

Forse questa potrebbe essere una chiave di lettura del film, ma non si capisce perché esso non possa essere anche una denuncia delle condizioni delle carceri italiane che non sono certo luoghi di  rieducazione, recupero e reinserimento nella società dei detenuti. Comunque un bel film, supportato da un ottimo cast, da sceneggiatura di Di Costanzo, Oliviero e  Valia Santella, fotografia di Luca Bigazzi, colonna sonora di Pasquale Scialò

 

Ecco il trailer ufficiale del film (da Vision Distribution)

 

 

 


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