
C’è un Patrimonio da custodire e digitalizzare completamente preservandone la possibilità di continuazione. Si tratta – come sottolinea Giuliano Amato - “di un sottoprodotto di Radio Radicale che ha una convenzione di servizio pubblico”.
È l’archivio di Radio Radicale, unico nel suo genere, costituito da migliaia e migliaia di documenti che raccontano di fatto un pezzo della storia italiana, "della nostra politica ma anche della nostra società”, secondo quell’idea diretta, senza mediazioni, senza filtri.
Per questa “cosa meritoria” mostra interesse la Treccani, alla quale “piace l’idea – come spiega il suo direttore Massimo Bray - di difendere gli archivi, l’idea di un certo modo di leggere il paese che i radicali hanno sempre portato avanti”. Per questo diventano importanti le “forme di collaborazione possibile" che possano far emergere l’archivio di Radio Radicale tra le fonti alle quali andare”. Si sta così pensando a un modo per “incontrarsi” trovando “le forme di difesa comune dell’archivio” che sono poi “le forme per tutelare e difendere la cultura in questo paese”.
Se ne è discusso in un incontro nella sede dell’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani dal titolo
"L'archivio di Radio Radicale. Istituzione culturale e patrimonio di conoscenza" guarda il video da radio radicale.it
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