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14/05/25 ore

Le Giuditte


  • Giovanni Lauricella

 

Trascorso da oltre un mese l'8 marzo, ricorrenza della festa delle donne, i fatti di cronaca ci dicono quanto sono diverse alcune donne dalla narrazione generale che si fa della femminilità. Alla mostra “Caravaggio” in corso a Roma, Palazzo Barberini, Giuditta e Oloferne del 1599, la patriota ebrea Giuditta per liberare la sua città Betulia dall'assedio dell'esercito babilonese uccide il temibile condottiero Oloferne, atto eroico biblico entrato nel mito delle donne in lotta contro l'oppressione del maschio violento, quadro  simbolo della rivalsa femminile.

 

 

In verità, per le femministe, non è proprio quello del Caravaggio ma quello postumo di Artemisia Gentileschi (1612-1613 o anche 1617) a esserlo, perché dipinto da una donna che oltretutto subì un terribile stupro da parte di Agostino Tassi, artista famoso e orco amico del padre. Scoperto continuò l'abuso per nove mesi sotto promessa di un matrimonio riparatore mai avvenuto, se no, che orco era?

 

Esulando dall'universo femminista e dal politically correct, abbandonando gli esempi delle mitiche Rita Levi Montalcini, Patrizia Babini, Viviana Ascani, Laura Modi o le famosissime non italiane Fatou Baldeh, Claire L. Babineaux-Fontenot, Anna Sawai e tutte le altre importanti donne che si battono per la nobile causa, vorrei parlare delle non quotate nostrane che imperversano nel quotidiano di un molto mediocre immaginario collettivo che non hanno niente a che vedere con il femminismo. 

 

Si, farò un po' come faceva Arbore con Indietro tutta  o più recentemente Bonolis con Ciao Darwin, programmi TV con una fauna oscena esibita a iosa per far ridere il pubblico: polemico come Giuseppe Cruciani e morboso come Dagospia, farò un' ipotesi tossica di mondo femminile che mi attirerà l'ira dei ben pensanti, rischiando il dispregiativo trumpiano.

 

Peggio ancora perché parlerò di donne che amano o che aspirano l'amicizia del proprio carnefice denominata la sindrome di Stoccolma ma tranquilli, sarà tutto all'acqua di rose e sarà tutt'altro che un trattato di psicanalisi.

 

La chiave di lettura anche se prende a riferimento il gesto estremo del quadro di Artemisia Gentileschi cercherà di  arrivare ad alcune donne di oggi o meglio a quelle che si credono di essere Giuditte per sfrontatezza  ma che forse non lo sono affatto.

 

Inizio l'elenco con l'eroina delle cronache mondane Ilary Blasi, chi più coraggiosa, tenace e impavida di lei che ha osato sfidare a singolar tenzone uno dei più forti giocatori di calcio, il grande e venerato Francesco Totti. Forse poche possono vantare di essere una Giuditta come lei, si è gettata a testa bassa contro l'eroe degli stadi di tutto il mondo senza risparmiarsi e senza rimpianti in una lotta fino all'ultimo sangue.

 

Non si può fare a meno di citare la coppia Ferragnez che ha fatto la storia, un esempio tipico da manuale del risaputo, vissuto "passo passo" nei media e con tanti dettagli nei social sul disastroso matrimonio dell'influencer per eccellenza. Come in un copione da film lei bella e angelica lui terribile e caricaturale addirittura presente in alcune inchieste, senza però ricevere denunce, su noti boss della mala milanese. La Ferragni è riuscita a recidere il malevolo rapporto e si è messa con il ricchissimo Giovanni Tronchetti Provera, non poteva fare di meglio, una scelta che sa di biblica vendetta.

 

Per chi non ha la possibilità di essere attraente come un Fedez c'è Michelle Comi, che come la Ferragni ha lo stesso viso angelico da bambina, influencer anche lei ma vende ahimè se stessa ai guardoni del web, esibendo di tutto e di più e fa tantissimi soldi.

 

Per i non malati di sesso informo che bondage e torture di vario genere sono pratiche ormai presenti in alcune comunità social, club esclusivi, privè di discoteche e festini di gran richiamo per fans da molti anni, si fanno incontri molto partecipati, si tengono lezioni e corsi per prepararsi a ottenere il meglio del piacere, numerosi sono i negozi dedicati e pure Amazon ha un nutrito mercato su questo tema.  

 

Sono luoghi del sesso delle donne più sicure di se, financo spocchiose, quelle che hanno più spiccata personalità e che hanno capito tutto della vita, almeno così sembra. L'americana da poco scomparsa Bettie Page è l'icona per eccellenza ma qui abbiamo Beatrice Gigliuto in arte Red Lily, Amanda e altre  reginette del bondage che hanno migliaia di followers, video che superano il milione di visualizzazioni e un industria del perverso che se le litigano con passione. 

 

Altri squallidi generi molto più commerciali sono l'affollatissimo seguito offerto dalle mode musicali di successo.

 

Molti trentenni fanno il verso a aberranti caricature umane che occupano la scena di martellanti video di musica rapper o trapper che hanno nel godimento osceno di abominevoli coreografie twrking scandalosi i loro aspetti più iconici in cantanti che a dispetto del look disgustoso sono apprezzatissimi e ambiti divi di gran successo.

 

Sarà coreografia ma queste donne sono simmetriche a questo volutamente pessimo scenario, anzi lo arricchiscono sempre di più agitando il lato b che è il tutto del contenuto del video, l'attore principale di una degenerazione con tanto di hit parade seguitissime dai giovani, dove primeggia la bellissima Annalisa Scarrone, la sensualissima Elodie e tante altre semivestite.

 


 

Nei video della musica trapp è onnipresente il fuorilegge con la pistola in mano pronto a sparare, meglio se appartenente a qualche gang di criminali ricercati dalla polizia alla ribalta della cronaca nera. Da non credere ma si facevano estenuanti file per entrare nelle discoteche dove emulare la Black Mafia Family diventati già archeologia perché nelle nuove tendenze bisogna essere molto più trucidi. 

 

Maschioni con grosse catene luccicanti al collo, magliette e calzoni laceri stampati di parolacce, bestie scontrose e arroganti all'insegna di essere rabbiosi cupi e minacciosi, ragazzacci di strada tra criminalità e disagio, povertà e droghe di cui le più ambite sono proprio quelle più mortali, le sintetiche, talmente devastanti che non hai possibilità di ritorno, cambi vita definitivamente nel peggiore dei modi. 

 

Musica giovanile che decanta la felicità delle metanfetamine, del crack, dell'ecstasy e del fentanyl. La delirante supremazia razziale di chi è di colore è manifesta fino a essere boriosa, da fanatico criminale, bullo  molto muscoloso e con molti bigliettoni di contanti in mano agitati a vanto della ricchezza raggiunta. 

 

Un atteggiamento pretenzioso di una bramosia sociale in ascesa, specie per quelli di colore, a uno standard di sontuoso benessere la cui aristocrazia sono il giocatori di pallone con la modella curvy e il Lamborghini, l'alternativa al più impietoso ring, il sogno di tutti gli ultimi, i disperati ragazzi delle periferie … 

 

La fame di sesso fa sicure e importanti alcune abili maliarde piene di conturbante attrazione, spavalde e sfacciate che provocano e dominano esibendo parti intime. Un gioco macabro che si regge sul sottile perverso equilibrio di un rapporto pericoloso, ritenuto da loro eccitante e bello. 

 

Sono donne pronte alla sfida che come Giuditta si sentono capaci di essere temute forse anche di uccidere (…mentre le donne reali sono quelle che vengono uccise, massacrate, distrutte… ndr). Un gioco di ruolo dove la paura della morte è il senso del piacere, l'attrazione travolgente, l'orgoglio e il vanto di un film horror che si brama vivere in prima persona. 

 

Da un po' di anni a questa parte le coppie si scelgono nei luoghi deputati di cui sopra. Nella movida che anima lo sballo notturno dove basta un cenno e ci scappa il morto, nei locali trendy vetrine dei muscolosi tatuati ragazzi o formosissime altrettanto tatuate ragazze, gonfie di chirurgia estetica con piercing e grappoli di orecchini, tutti focosi e pronti alla sfida mortale. 

 

Gioventù che scrolla nei social in una assillante ricerca della prossima vittima tra improbabili sentenze filosofiche sull'amore, nudità e facce accattivanti, sperimentando la macabra fortuna come nella roulette russa.

 

Costume di massa fatto di rozzi miti che sanno stregare e diffondendo ignoranza tra i già ignoranti, fenomeno che arriva a consistenti seguiti di massa, i burini avrebbe detto Sabrina Ferilli ma non si usa più dirlo. 

 

Paradossalmente è un mondo che si vuole non esista e stupisce che una Rita De Crescenzo faccia muovere tanta gente a Roccaraso, sgradita perché si atteggia come la seguitissima e adorata Tina Cipollari, personaggio carismatico leader di “Uomini e Donne”.  Le mitiche donne tiktokers agitano gli animi e a sorpresa suscitano aspettative popolari che gli opinionisti ammorbati di moralismo e i politici accecati di etica non riescono nemmeno a immaginare.

 

Donne demoniache e astute si incontrano con facilità ma anche quelle addirittura inesistenti che riducono alla fame i loro amanti innamorati, catturati da uno storytelling letto sotto qualche immagine fasulla, miracoli virtuali inesorabilmente in crescita con l'intelligenza artificiale. Aberrante e disgustoso quanto si vuole ma è quello che emerge dalle cronache in aperto conflitto con tanta sociologia e buonismo, principi di etica e moralismo a più mani propinato, una contraddizione sempre più marcata che altera la composizione sociale. 

 

Traslando la critica d'arte in quella sociale, aberrazioni tipo quelle di cui parla Giletti a “Lo stato delle cose” o a le “Iene” ci mettono di fronte ad anomali ruoli di donne che, avvantaggiandosi della necessaria emancipazione per finalità contrarie alla stessa concorrono a un'ipocrisia che alimenta pretenziose finte Giuditte, mattatrici da spettacolo, che invece della sana giustizia innescano una deriva esistenziale: un fenomeno da smascherare che andrebbe adeguatamente studiato e possibilmente risolto.

 

Hamas fa scuola di consensi dopo il sette ottobre, le bombe israeliane pure, gli scambi mortali di fuoco in Ucraina eccitano le nuove prospettive europee, sempre più il sangue prende le motivazioni esistenziali di una società tecnologica  e organica alle dinamiche di paura e ricatto. Motivati da un senso di giustizia sempre più egoistico e schizofrenico si tende per quanto è possibile a eliminare l’altro.

 

Saranno da supporto edulcorante o di fatto vittime di tutto questo ma le donne sono parte integrante di questo anomalo processo.

 

Nella lotta per la sopravvivenza  l'uomo e la donna si sfidano a chi prevale in questa  desolante competizione, realtà che ha superato di gran lunga la crudele immaginazione. 

 

Scusate se sono stato rude e ignorante, invece di argomenti inusuali la prossima volta inserirò gli adeguati concetti che si usano in queste occasioni: sextortion, stealthing, flashing, mansplaining, gaslighting, upskirting,  deepfake porn e il tanto altro di cui si parla in giro, saranno gli argomenti seri delle Giuditte con le quali avremo a che fare la prossima volta.

 

 


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