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02/05/24 ore

Salario minimo e boiate massime


  • Giovanni Lauricella

 

Salario Minimo! La sinistra, che adesso è all' opposizione, è in rivolta contro il governo Meloni, ricordando a tutti, finalmente, che ci sta gente che prende un salario troppo basso. Con il governo precedente era talmente interessata ad altro, come a far eleggere propri rappresentanti nelle cariche direttive degli organismi istituzionali, che non ha avuto tempo per pensare ai poveracci. È ora di scatenare gli straccioni, e forse il rogo a Napoli della “Venere degli stracci” di Pistoletto ne è l'anticipazione; si, la sinistra si è ricordata che esistono gli ultimi…

 

Una bella figura, perché sembra che quando stava al governo i poveracci guadagnavano di più, mentre adesso hanno un arretrato di un anno di bassa paga.

 

Vista dall'ottica dei poveracci, anzi dei più poveracci di tutti, facciamola perdere ancora perché si è dimenticata di quelli che non prendono niente, nemmeno un centesimo. A tutti i sacerdoti dell'uguaglianza e dei problemi sociali, a quelli che invocano in continuazione giustizia e per avere le prove ci parlano del terzo mondo e la pietà per gli africani che fanno la fame, ricordo che esiste una enclave di nemmeno tanto poche persone che vive di niente e fa la fame.

 

Parlo degli artisti, ovviamente non dei VIP, ma di quelli che lavorano nella cultura, a tutte quelle iniziative che abbelliscono e rendono piacevole la vita nelle città dove si fanno feste e festicciole con musica, teatro, cinema, poesia e quant'altro. Chi viene pagato? Chi di loro ha i contributi a posto? Molti stanno con i nomi nei manifesti, ma la guardia di finanza ci vuol dare un'occhiata? Ad esempio quanto prende un artista se espone un' opera, il richiamo principale dell'iniziativa cuturale?

 

Quanto prende un attore di teatro o chi scrive una sceneggiatura? Chi scrive un libro, o i cantanti, i tanti complessi che sentiamo nelle piazze in festa? In un recente articolo si è vista la situazione drammatica delle piccole case editrici, un universo di centinaia e centinaia di persone che si muove tutto in continua remissione.

 

La lista è lunghissima e variegata; chi mi ha capito, se vuole, capisce. Incredibile constatare che nell'arte e nella cultura girano milioni di euro di finanziamenti pubblici che gli artisti nemmeno sono al corrente, denaro che finisce nelle tasche di pochi e il resto tutto o quasi a nero, esentasse. 

 

L'ARCI paga gli artisti? Sapete quale è la paga minima delle associazioni? Stranamente le “Iene” non corrono dietro ai presidenti delle associazioni culturali, nemmeno la Gabanelli o Report ci fanno inchieste; Purgatori, il grande investigatore, non ha mai sfiorato il problema. Per Minoli, Mieli e tutta questa grande nomenclatura politico-mediatica è un problema inesistente; lo stesso dicasi per il sindacato e per gli esponenti di estrema sinistra parlamentare, come Fratoianni o Bonelli, che sempre urlano contro la corruzione e lo sfuttamento e ancor più di razzismo nei confronti degli immigrati perchè vengono sfruttati. Ma chi non prende nulla sarà sfruttao? 

 

Così l'arte è diventata un lavoro povero per poveri dove si fa la fame, il tutto  mascherato bellamente da  hobby. La contraddizione schifosa è che le associazioni, quelle che prendono i finanziamenti, sono tutte di sinistra, partiticamente di sinistra, un appalto che prosegue anche con questo nuovo governo che si sta rivelando di “continuità” in peggio.

 


 

Mi si obbietterà che ci sono artisti, quelli di successo, che prendono tanti soldi. Ma se guardiamo con quest'ottica fino ad adesso indicata, la lettura dei vari successi artistici ottenuta dai vari big dell'arte sembra un ulteriore schiaffo ai poveracci, a quelli che non prendono una lira, pardon, un centesimo di euro.

 

Un esempio per tutti potrebbe essere l'artista Francesco Vezzoli che in pochi anni, bruciando tappe che per altri artisti costano vari decenni se non tutta la vita, si trova ad avere una sua statua in uno tra i più prestigiosi palazzi rinacimentali a Firenze, ora sede dell'anagrafe. Un riconoscimento importantissimo che nemmeno i più grandi artisti italiani del '900 hanno avuto.

 

"La Pietà" di Francesco Vezzoli è una bella provocazione di stupidità al punto che lo stesso artista, conscio della malefatta, si è presentato da vestito da spiaggia, camicione e calzoncini, come a dire “… l’ho fatta talmente grossa che mi permetto di essere pure impresentabile”. Il sorriso smargiasso che ha nella foto lo dimostra e pure l'espressione del sindaco e dell'assessore alla cultura. Quando l'arte diventa "geniale" non si può fare altro che inchinarsi, il leone con in bocca una testa classica è una vera .. figata.

 

La testa staccata dal morso della belva non è minimamente credibile infatti, è tagliata orizzontalente tipo quelle che si usano per farle stare in piedi su un tavolo. Insomma un ready made duchampiano senza nessuna fatica, senza nessuna inventiva, eseguito distrattamente, tipo “ci schiaffo questa”, ottenendo con tanta nonchalance una pietà, come ben ha intitolato. (Per chi vuole sapere qualcosa di più sulla Pietà opera del 2021 di Francesco Vezzoli può consultare il sito del comune di Firenze).

 

La ”Pietà” è una donazione, Vezzoli, ovviamente, non ha bisogno del salario minimo e come lui tanti altri che si sono ben posizionati nel mercato dell'arte. Come in varie occasioni ho spiegato, stranamente, i soldi finiscono là dove non devono andare, sicché di arte fasulla e ben finanziata ne abbiamo tanta, a dispetto di una produzione molto più consistente e valida proposta da volenterosi artisti che annaspano tra mille problemi economici.

 


 

Mi chiedo se per il prossimo Giubileo non erigeranno un'altra boiata come quella della statua di Giovanni Paolo II, di Oliviero Rainaldi, alla stazione Termini, dove un improbabile Wojtyla da il benvenuto ai pellegrini che arrivano a Roma nell'atto di aprire il mantello, gesto tipico del maniaco sessuale quando apre il cappotto o l’impermeabile...

 

Spero che in questo autunno, che si annuncia “caldo”, ma non per il riscaldamento terrestre, questa “sinistra" che tanto dice di battersi per l'inclusione, nelle sue rivendicazioni, includa anche gli artisti e tutti quelli che lavorano senza alcuna paga  nella cultura.

 

 


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