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17/07/25 ore

Yigal Carmon: ’Addomesticare il regime iraniano è quasi impossibile. Solo i gruppi etnici lo faranno cadere’



L'ex consigliere di Rabin: "La guerra deve proseguire fino al crollo di Teheran. Trump ha una visione presuntuosa e razzista: pretende di comprare culture secolari col denaro"

 

di Francesco Semprini

(da La Stampa)

 

«L’obiettivo di Israele e cancellare il programma nucleare iraniano, ma non vedo all'orizzonte il tentativo di un cambio di regime, che peraltro sarebbe solo possibile se ci fosse il sostegno e il coordinamento dell'Occidente alle minoranze etniche che si oppongono agli Ayatollah». A parlare è Yigal Carmon, già colonnello dell'Aman, il servizio segreto militare israeliano, e consigliere antiterrorismo dei primi ministri israeliani Yitzhak Rabin e Yitzhak Shamir. È il fondatore del Middle East Media Research Institute (Memri), ed è noto per aver previsto l'attacco del 7 ottobre 2023, un mese prima che si verificasse. Quando lo sentiamo è appena uscito dal bunker dove si è rifugiato nel corso di un raid missilistico da parte delle forze di Teheran.

 

Come sta innanzitutto?

 

«Bene, chi combatte per la propria esistenza e sempre più forte di chi combatte per perseguire ideali folli. E il caso di Israele e dell'Iran. Loro hanno i numeri, i missili, la Guardia rivoluzionaria, i Basij e un grande esercito, ma noi vinceremo. Qualcuno in Europa è confuso sul motivo per il quale Israele ha attaccato e, sempre in Europa, chi ha appoggiato Hamas ora appoggia la Repubblica islamica. Questo non è un attacco nel senso stretto, è difesa personale».

 

Questa volta fino a fino a dove si vuole spingere Israele?

 

«Credo che l'obiettivo, in questo momento, sia cancellare il programma nucleare iraniano, oltre a smantellare gli arsenali missilistici e stroncare le mire di controllo e influenza politica regionale del regime. Non vedo nelle intenzioni di Israele quella di un cambio di regime, che è quello che suggerisco io e, credo, sarà la conclusione a cui anche il governo del mio Paese e l’Europa stessa arriveranno».

 

Si spieghi….

 

«Con questo regime, che ha come parole d'ordine "morte all'America" e "morte a Israele", non ci si può fermare all'eliminazione del programma nucleare. Questo regime è un problema per il mondo inte-ro. Per questo ritengo che la guerra dovrebbe proseguire sino a quando non ci sarà un suo rovesciamento».

 

Donald Trump ha escluso questa ipotesi?

 

«Il problema dell’Iran non è solo il nucleare e questo Trump sembra dimenticarlo. Ci deve essere una soluzione definitiva per il futuro. Il presidente Usa parla dei suoi desideri, di avere in Iran un regime addomesticato che è interessato a fare affari. Mi ricorda quando Henry Kissinger diceva che aprendo a Pechino, l'Occidente si sarebbe potuto comprare la Cina. E una visione presuntuosa e razzista, comprare una cultura secolare col denaro come se non avessero un’ideologia. Un fallimento».

 

La sua visione invece qual è?

 

«Il regime può essere rovesciato solo per mano dei gruppi etnici contrari all'Ayatol lah e questo dipende da quanto l'Occidente appoggia queste realtà dissidenti, al momento non mi pare che sia co-sì, anzi sembra il contrario. Barack Obama ha permesso all'Iran di aderire a un accordo (il Jepoa, ndr) che poteva violare sistematicamente. La stessa cosa hanno fatto i governi europei.

 

Serve un cambio di paradigma?

 

«Comprendere la periferia dell’Iran e le rivendicazioni dei suoi gruppi etnici è essenziale per elaborare una strategia per il crollo della Repubblica islamica. L'Iran contemporaneo, come l'Iran medie-vale, non è un Paese, ma un impero eterogeneo, multinazionale e multilingue. In Iran, i persiani costituiscono meta della popolazione del paese, mentre l'altra metà è composta da minoranze etniche, che mantengono una forte identità etnica che le distingue dai persiani. Sono i Baloch, gli Ahwazi, i Curdi e gli Azeri, che lottano per la libertà, peri diritti, per l'autonomia, per la Confederazione. Alcuni vogliono persino l'indipendenza. E vengono repressi sistematicamente da anni senza che l'Occidente li aiuti. Non capisco perché Teheran possa armare le sue procure e l'Occidente non possa sostenere le legittime ambizioni di libertà delle minoranze in Iran. Così l'Occidente non aiuta veri combattenti per la libertà».

 

Cosa sarebbe necessario?

 

«È necessaria un organizzazione esterna all'Iran progettata per unire l'opposizione attorno a una piattaforma comune. Questi gruppi stanno tentando di coordinarsi, ma sostenere un fronte unito e potente contro ill regime iraniano richiederebbe un sostanziale sostegno politico esterno».

 

Sostegno che non arriva nemmeno da Israele, sembra di capire….

 

«Purtroppo Israele non è interessata più di tanto a questi gruppi nell'attuale fase, e questo conferma che al momento il cambio di regime non è un opzione».

 

(da La Stampa)

 

 


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