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20/04/24 ore

Lettera aperta al ministro Riccardi sulla vicenda del Mali e dell’Azawad



Il Prof. Vermondo Brugnatelli, docente all'Università Bicocca di Milano, linguista, saggista e docente universitario italiano, reputato fra i massimi studiosi contemporanei della lingua berbera, ha scritto una lettera aperta al ministro Andrea Riccardi sulla vicenda dei Tuareg, dell’Azawad e del Mali. Di seguito anche una lettera aperta al Corriere della Sera sullo stesso argomento.

 

 

Quello che il Ministro Riccardi ha detto al "Corriere della Sera del 15 luglio", che lo ha pubblicato oggi con ampio risalto, è una grave falsità che esige una smentita. Egli avrebbe affermato: "E il Nord del Mali è ormai un Paese islamico a guida Aqmi (Al Qaeda Maghreb islamico) che, saldatisi agli indipendentisti tuareg, rischia di essere il nuovo Afghanistan".

 

Tralasciando gli appunti sulla sintassi, bisogna dire che:

 

1) Il Nord del Mali (Azawad) non è "a guida Aqmi". Esso è stato liberato dal Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad, che ha costituito un governo provvisorio (CTEA "Conseil transitoire de l'Etat de l'Azawad"), di cui non fa parte alcun rappresentante di Aqmi, e che dalla sua costituzione non fa che battersi, anche con scontri armati, contro i terroristi islamici presenti sul territorio dell'Azawad;

 

2) È vero che nell'Azawad sono ancora presenti diversi movimenti terroristici, particolarmente attivi soprattutto in alcuni centri come Timbuctù, ma la loro presenza è ben anteriore alla rivolta dei tuareg ed è stato il governo del Mali, con il suo altissimo tasso di corruzione, che ha permesso un radicamento sul territorio di forze che, col pretesto della religione, compiono ogni genere di traffico illecito, dalla droga alle armi agli esseri umani. E uno degli scopi dell'indipendenza dei tuareg è proprio quello di assumere il controllo di un territorio che il Mali, che oggi piange la propria "integrità territoriale", aveva sempre considerato una sorta di colonia, estranea al paese e utilizzabile nelle maniere più inconfessabili, rendendolo insicuro in primo luogo per le popolazioni stesse;

 

3) I gruppi terroristici contro cui il MNLA si batte, con poche risorse e senza alcun sostegno esterno, son ben finanziati ed armati, non solo da centrali terroristiche ma anche da stati che hanno interesse a mantenere l'instabilità nella regione. In particolare, la comunità internazionale dovrebbe tenere sotto osservazione il ruolo del Qatar, che in Italia acquisisce la casa di moda di Valentino, ma all'estero è pronto a finanziare qualunque avventura condotta in nome di un islam salafita.

 

Insomma: i tuareg non sono estremisti islamici. Nella loro tradizione sono gli uomini che si velano, e non le donne. L'intera popolazione rigetta l'islam salafita di Aqmi, Mujao e Ansar Dine. Quando queste forze hanno tentato di imporre la loro "sharia", la popolazione è insorta, e in particolare le donne hanno animato numerose manifestazioni di protesta. Oggi è in corso una vera e propria guerra tra terroristi e MNLA. Accusare questo movimento, dichiaratamente laico e di ispirazione democratica, di essere "saldato" ad Aqmi non è solo una falsità ma è anche una mossa che indebolisce, anziché rafforzare, il fronte antiterrorista.

 

Spero che queste parole siano dovute a cattiva informazione e non a una deliberata volontà di nuocere alla lotta del popolo tuareg contro gli estremisti islamici. La invito quindi, caro ministro, a prestare attenzione non solo a ciò che dice la stampa italiana, spesso superficiale e pressapochista, ma anche a ciò che dice e ciò che fa il MNLA, in particolare sui siti http://mnlamov.net/ e http://toumastpress.com//.

 

Dopodiché, mi attendo una smentita o una precisazione.

 

Cordiali saluti.

Vermondo Brugnatelli

 

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Quella che segue è una lettera aperta scritta, il 19 luglio 2012, sempre dal prof Brugnatelli ancora in riferimento alla vicenda dei Tuareg 

 

A proposito della liberazione di Rossella Urru

(Lettera aperta al Corriere della Sera)

 

Scrivo a proposito dell'articolo sulla liberazione di Rossella Urru apparso il 19 luglio sul "Corriere"

Sono sempre più indignato dalla vera e propria campagna di diffamazione che la stampa italiana, il "Corriere" in testa, sta da tempo portando avanti contro la ribellione dell'Azawad con lo scopo di delegittimarla, accostandola in modo improprio al terrorismo islamico che infesta la regione.

 

Dicendo "il denaro viene quindi trasferito all'emiro Abdul Hakim a Gao, nel nord del Mali, nell'Azawad, quel territorio in cui i radicali islamici di Aqmi, tuareg e non solo, pochi mesi fa, hanno proclamato l'indipendenza" si scrivono gravi e pesanti inesattezze:

 

1. Non è stata Aqmi (Al Qaida nel Maghreb Islamico) a proclamare l'indipendenza dell'Azawad, bensì il MNLA (Movimento Nazionale di Liberazione dell'Azawad), movimento laico che difende i diritti delle popolazioni dell'Azawad e che nulla ha in comune con al-Qaida, la quale invece non ha il minimo interesse ad una secessione delle regioni nord del Mali e si batte per l'instaurazione della Sharia in tutto il Mali.

 

2. Ogni accostamento tra il MNLA e gli estremisti islamici è assolutamente arbitrario e diffamatorio. Il MNLA è in lotta aperta con al Qaida e gli altri gruppi fondamentalisti, che sono presenti nel nord del Mali da ben prima della rivolta dei tuareg, e che dal MNLA vengono oggi combattuti con una determinazione molto maggiore di quella mostrata dallo stato del Mali. A titolo di esempio, negli scontri dei giorni scorsi il MNLA è riuscito ad eliminare il capo di Aqmi, Mokhtar Ben Mokhtar, che da anni scorrazzava indisturbato per tutto il paese. Una notizia che il "Corriere" e gli altri giornali italiani si sono guardati bene dal pubblicare.

 

Va inoltre detto che, a quanto si sa, l' "emiro" Abdul Hakim sarebbe uno dei capi non di Aqmi ma del MUJAO (Movimento per l'Unitarismo e il Jihad in Africa Occidentale), il movimento responsabile del rapimento di Rossella Urru. Benché gli obiettivi di fondo siano comuni, le due organizzazioni sono distinte.

 

Riguardo al tono complessivo dell'articolo, rilevo che è assolutamente improprio accostare il rapimento di Rossella Urru, avvenuto il 23 ottobre scorso in Algeria, ad un movimento di liberazione nazionale che ha cominciato ad agire nel gennaio di quest'anno. Basterebbe riflettere su questa "sfasatura" spazio-temporale per capire quanto poco abbiano in comune movimento di liberazione dell'Azawad e terroristi islamici.

 

Gettare fango sui tuareg, che da 50 anni subiscono ogni vessazione, e da ultimo l'invasione del loro territorio da parte di forze estranee, con l'appoggio tacito se non addirittura il sostegno diretto di governi ad essi ostili, non solo è ingeneroso ma finisce anche per fare il gioco dei terroristi islamici, indebolendo l'immagine dell'unica forza che, nella regione, abbia il coraggio e la risolutezza di opporsi ad essi.


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