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18/04/24 ore

Il bla, bla, bla pentastellato



di Gerardo Mazziotti 

(premio internazionale di giornalismo civile 2008)

 

Nato dal “vaffanculo”, gridato dall’ex comico Beppe Grillo nelle piazze di mezza Italia a tutta la classe politica italiana, il M5S ha avuto una struttura ideologica da Gianroberto Casaleggio, prematuramente scomparso, col suo libello “Veni,vidi,web”. Propone una società nella quale si vedono solo monopattini e biciclette perché le auto private sono vietate, com’è proibito il possesso di immobili superiore ai cinque milioni di euro.

 

Chi viola la legge finisce in un centro di rieducazione yoga gestito da neomaoisti. Una sorta di comunismo 2.0, condito da richiami all'ecologismo, alla newage, alla fantascienza e all'anticapitalismo. Tutto nel nome dell'unico Dio, dotato di una propria intelligenza, che tutto amministra e tutto regola come una livella: la Rete.

 

Casaleggio era convinto che Internet ci salverà dalla crisi e allo stesso tempo ci affrancherà dal lavoro, ci regalerà tempo libero, una qualità superiore della vita e anche il cielo terso sopra di noi. Un delirio.

 

Del tutto comprensibile che il “vaffanculo” non compaia dei 20 punti del programma elettorale dei grillini, sostituito però da un bagaglio di accuse a tutti i partiti di corruzione, di collusione con mafia e camorra, di incompetenza e di attaccamento ai privilegi e ai vitalizi. Solo i grillini sono meritevoli di governare il paese.

 

Sorprendente però che non uno dei punti dottrinari della Bibbia casaleggiana compaia nel programma.

 

C’è però lo stesso delirio.

 

Non ripeterò le critiche dell’Istituto Cattaneo e di altri esperti di economia. Mi limito ad alcune riflessioni su tre punti:

 

1) ”Il reddito di cittadinanza”.

 

Lo propongono dal giorno in cui sono entrati in Parlamento e che considerano risolutivo del problema della disoccupazione. Inizialmente era di 750 euro ma adesso è passato a “1.630 euro da dare alle famiglie indifficoltà, con almeno due figli a carico e nella quale nessuno dei genitori ha un lavoro“.

 

Qualcosa di simile si ritrova nel programma rivoluzionario del fascismo in occasione della fondazione del Fasci di Combattimento il 23 marzo 1919 “Un salario minimo per tutti i disoccupati fissato per legge” (“Mussolini” di Dennis Mack Smith, pag. 64 ). Ma, una volta andato al potere, il Duce si rese conto che lo Stato avrebbe dovuto mantenere vitanaturaldurante un esercito di nullafacenti. Perciò abbandonò l’idea e si impegnò nella creazione di lavoro produttivo con le grandi opere pubbliche. Oggi vanto del paese.

 

2) “Uscita dal petrolio entro il 2050”.

 

 A parte il fatto che nessun elettore è disposto ad aspettare 32 anni per vedere realizzare questa stravagante proposta i pentastellati ignorano che non solamente 500 milioni di auto nel mondo sono assetate di petrolio ma anche le centrali elettriche e le industrie chimiche che ne hanno bisogno per la materie plastiche, le fibre e la gomma sintetica oltre alle abitazioni e agli edifici dei paesi industrializzati.

 

E ignorano la recente dichiarazione di Amy Myers Jaffe, uno dei massimi esperti di fonti energetiche, “ Quando le persone parlano della fine del petrolio non considerano tutto il petrolio pesante presente nel pianeta a cui ancora non abbiamo accesso; c’è una grande quantità di petrolio, è solo questione di sviluppare la tecnologia giusta per prenderlo“. Ci vorranno alcuni secoli per sostituire il petrolio con l’eolico e il solare.

 

3) “Un milione di auto elettriche”.

 

Ammesso che ci sia, almeno per ora, una industria automobilistica disposta a produrle a costi ragionevoli sta il fatto che il parco macchine del nostro paese è di 37 milioni di auto, oltre agli autocarri, agli autoburs, alle motociclette, alle navi e agli aerei. E non sarebbero certo un milione di auto elettriche a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo.

 

Resta da auspicare che, in un sussulto di intelligenza, l’accozzaglia di delusi, arrabbiati, frustrati, disoccupati, giustizialisti, protestatari e presuntuosi che hanno dato finora fiducia al movimento grillino si accorgano della inconsistenza politica  del M5S e dei suoi gerarchi e gerarchetti.

 

E che decidano di non votarli il prossimo 4 marzo.

 

Il paese gliene sarebbe molto grato.

 

 


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