
Da non molto tempo, cinqunt'anni circa, tutti gli scienziati sono d'accordo sull'esistenza del Big Bang come origine dell'universo, una teoria formulata per la prima volta nel 1927 dal sacerdote cattolico belga Georges Lemaitre ma che dovette aspettare la formulazione della nucleosintesi primordiale del 1948 per iniziare ad avere credito.
Proprio quando si era sicuri del Big Bang, teoria suffragata da prestigiosi scienziati come Friedmann e Einstein, nuove scoperte scompaginarono le certezze acquisite e addirittura il 25 dicembre del 2021 dalla navicella spaziale James Webb venne fotografato il primo buco nero a dimostrazione che lo spazio era molto diverso da quello prima pensato.
Si, i buchi neri esistono, donde la contraddizione maggiore della fisica che va di gran lunga oltre le teorie di Einstein che si pensava fossero troppo avanzate e estroverse.
Il buco nero ha tra le sue attività più spettacolari e terrificanti il fatto che inghiotte tutto e supera tutti i limiti dello spazio tempo, una fisica tutta da scoprire.
Questo sconvolgimento scientifico lo voglio usare come preambolo e termine di paragone con quello che avviene nel campo espositivo.
Tutte le certezze che avevamo fino a cinqunt'anni fa non esistono più e il mondo dell'architettura e dell'arte è cambiato.
Sicuramente non ci credete, pensate che sto farneticando, ma le prove di un buco nero che esiste ci sono e stanno sotto gli occhi di tutti.
Parlo della Biennale di Venezia d'architettura che si è appena aperta ma che nessuno lo sa, sennò che buco nero sarebbe?
Una spaventosa gigantesca bocca che fagocita tutto, continenti, stati, istituti, fondazioni, popoli, territori, tutto quello che esiste sulla faccia della terra.
Con questo nuovo governo che pare sappia attingere meglio ai fondi europei si faranno grandi lavori nell'Arsenale, sede della Biennale: 169 milioni e passa di euro per le spese dei padiglioni d'architettura, e poi altri per quella d'arte che ci sarà a breve.
Sui giornali specializzati si parla di una difficile fruizione delle troppe mostre nella Biennale d'Architettura che tutte insieme hanno un aspetto caotico e difficile da seguire. Ma anche a farle bene che senso ha oggi fare mostre quando le immagini vengono diffuse dai dispositivi elettronici e digitali che in tempo reale sono fruibili in tutto il pianeta senza bisogno di spostarsi da casa? Che senso ha fare tanti padiglioni quando l'IA ti spiega e ti fa capire subito tutto quello che desideri?
Kermesse, Biennali, i Musei hanno ancora utilità? Ci aggiungerei anche le biblioteche anche se non è in tema.
Non saranno delle voragini inghiotti fondi per far arricchire i soliti amichetti furbetti?
Se pensate che voglio denunciare la Biennale vi sbagliate: troppo facile e inutile dire male di tanti operatori e architetti che bene o male sono stati capaci di realizzare qualcosa.
Quello che voglio dire è lo stato generale della cultura che, secondo me, versa in gravi condizioni. Da troppi anni è come un morto tenuto in rianimazione, quel classico dilemma “se stacco la spina muore”.
Quello che è scandaloso e che denuncio è quella certezza scientifica già vecchia e tramontata, quell'inefficace elefantiaco apparato o sistema : l'enorme stuolo di professori, luminari, editori e politicanti della cultura, un popolo di opulenti tutti a carico dell'abusata collettività, la manipolazione dei tanti quaquaraquà, come diceva Leonardo Sciascia, che poveri loro, pur non arrivando alla fine del mese si sono fatti gli appartamenti nel centro storico, non nelle utopiche periferie esempi di contemporaneità.
Gente pluri premiata ma non per i risultati che hanno ottenuto e che hanno provocato il disastro che abbiamo intorno.
Secondo me questo è il nocciolo del problema, il vero nodo da sciogliere, se si continua così avremo sempre questi simulacri della cultura che altro non sono che un costosissimo sistema oppressivo economicamente e culturalmente sempre più dannoso.
Lo stesso giudizio va esteso alla Biennale d'Arte che si aprirà i battenti fra cinque mesi e che ha perso la curatrice camerunense-svizzera Koyo Kouoh, all'età di 57 anni (sembra che la conoscessero tutti ???).
Altro buco nero, vi ricordate chi era l'artista del padiglione Italia della scorsa volta? Eccetto gli scandali vengono dimenticati tutti, l'arte che propongono ha solo il tempo che trova, a fronte delle ingenti spese sostenute da finanziamenti pubblici è proprio il contrario di quello che dobrebbe essere, è effimera, scade al termine della Biennale.
E qui veniamo al governo che tenta di dire la sua con delle boutade che non sono seguite dai fatti, tipo quella di Giuli che dice che alla cultura di sinistra “gli sono rimasti solo i comici”.
No, Giuli, alla sinistra è rimasto un apparato clientelare intatto e intoccabile, tanto vecchio e marcio quanto minoritario e privilegiato che irrita prima di tutti i tantissimi esclusi della sinistra che critichi e che continuerà a regnare a dispetto di qualsivoglia governo.