l presidente del Memri:“Sui media arabi la fazione islamista è sotto attacco più che in Europa”
di Fabiana Magrì (inviata a Tel Aviv)
(da La Stampa)
Yigal Carmon conosce e scandaglia l'opinione pubblica araba da quando era consigliere per l'antiterrorismo dei primi ministri Yitzhak Shamir e Yitzhak Rabin. Il presidente del Middle East Media Research Institute (Memri), come tutti, spera nella “storica alba” trumpiana per il Medio Oriente, ma se deve scegliere una metafora per il piano di pace per Gaza: "È come la gruviera, pieno di buchi enormi. Punti critici che possono far continuare la guerra su differenti livelli”.
Per esempio?
«Il 10 Ottobre Hamas, la Jihad islamica e il Fronte popolare hanno diffuso una dichiarazione congiunta annunciando che continueranno gli attacchi contro Israele anche dopo il cessate il fuoco. Rivendicano la “resistenza in tutte le sue forme” fino alla creazione di uno Stato palestinese sovrano con capitale Gerusalemme. Sul terreno, Hamas ha già violato l'accordo non consegnando tutti i corpi degli israeliani uccisi e mantenendo intatti molti tunnel. Rifiuta inoltre ogni forma di “tutela straniera” su Gaza, che il piano Trump vorrebbe affidare a un “Consiglio della pace” guidato dallo stesso presidente americani e da Tony Blair. Trump ha avvertito che, se Hamas non si disarma, “lo faremo noi”. Ma che cosa significa?».
Qual è, dunque, il suo giudizio su come si sta muovendo Trump? Dimostra di capire le dinamiche mediorientali?
«L'intenzione di Trump è proprio all'opposto: cercare di cambiare le dinamiche».
Che impatto hanno avuto la sospensione della guerra e il ritorno degli ostaggi vivi, in Israele e a Gaza?
«La maggioranza degli israeliani non crede che questo accordo potrà tenere a lungo ma nel frattempo si godono la felicità per gli ostaggi rimasti vivi e tornati a casa. A Gaza assistiamo alla lotta di clan palestinesi, che sono diventati ancora più forti, contro Hamas. Queste lotte stanno emergendo sempre più risolute in parallelo alle esecuzioni di Hamas dei “traditori”. Non dimentichiamoci che Hamas è salito al potere a Gaza nel 2007 con un colpo di Stato e non rappresenta il popolo palestinese. Durante questa guerra, Il gruppo ha dimostrato di essere disposto a sacrificare il popolo palestinese per i propri interessi e fini politici. Il funzionario di Hamas, Mousa Abu Marzouk, aveva detto che i tunnel a Gaza sono stati costruiti per proteggere i combattenti di Hamas, non per i civili».
Cosa dicono i media arabi delle esecuzioni di Hamas contro i “traditori”?
«Nei media arabi, soprattutto egiziani, sauditi ed emiratini, Hamas è ormai duramente criticato per le esecuzioni sommarie, per il 7 ottobre e per aver trascinato Gaza nel disastro, Sempre più voci nel mondo arabo chiedono di disarmare Hamas e Hezbollah, accusandoli di aver trasformato la “resistenza” da ideale di libertà in un fardello che serve solo gli interessi dell'Iran».
Qual è, quindi, la vera sfida del piano Trump: il disarmo di Hamas, la stabilità di Gaza o la tenuta della coalizione internazionale?
«Trump si aspetta che gli jihadisti riconoscano di aver perso la guerra e che collaborino al loro stesso smantellamento. Ma Hamas, al contrario, è convinto di averla vinta, la guerra. Non ci pensa nemmeno a disarmarsi. Vuole continuare a combattere.È questa è la vera sfida».
Crede cha la sicurezza di Israele sia meglio garantita, alle attuali condizioni del piano Trump?
«La sicurezza di Israele non può essere assicurata fino a quando Hamas e Îl suo sponsor, il Qatar, continueranno a controllare Gaza. L'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Bahrein sono preoccupati per il ruolo rilevante attribuito al Qatar nel piano del presidente Trump per la ricostruzione del Medio Oriente. Un funzionario saudita ha dichiarato ai media che “un eccessivo coinvolgimento del Qatar porterà al fallimento del piano”. Secondo i media internazionali anche la Turchia di Erdogan, un altro sponsor di Hamas, avrà un ruolo nel dopo-Gaza. Sarebbe un disastro. Il Qatar e la Turchia faranno tornare Hamas alla potenza politica, ideologica e militare del pre-7-ottobre».
Esclude, quindi che il Qatar intenda abbandonare Hamas?
«Hamas rappresenta il potere politico e militare del Qatar in Medio Oriente. Non l’abbandoneranno mai e il Qatar continuerà a fare il doppio gioco con l'Occidente, come ha sempre fatto per anni».
In Europa e anche in Italia le piazze pro-palestinesi continuano a riempirsi, con appelli contro Israele e accuse di genocidio. La preoccupano?
«Paradossalmente, Hamas ha dimostrato i essere più pragmatico delle piazze pro-Pal in occidente e alla fine ha rilasciatogli ostaggi».
Dal suo osservatorio, cosa rappresentano questi movimenti: protesta ideologica o strumenti di una campagna d'influenza più ampia?
«Sicuramente, ci sono finanziatori che utilizzano i manifestanti per bloccare ogni progresso di pace».
Vede nuovi leader politici farsi strada, israeliani e palestinesi?
«Per adesso, sono solo una pia illusione».

(da La Stampa)