05/12/25 ore

Ucraina, Russia, Usa, Cina, Asia. E l’Europa? Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa



Il 24 Febbraio 2022 il presidente russo Vladimir Putin annunciava di aver deciso di lanciare una cosiddetta  “operazione militare speciale” con l’obiettivo di “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina”, in risposta a una “richiesta di assistenza” dalle autorità di governo delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk, minacciando i Paesi che fossero intervenuti di “conseguenze mai viste prima”.

 

 

A distanza di quasi quattro anni (circa 1400 giorni!) l’aggressione russa continua, con centinaia di migliaia di morti ucraini (bambine, bambini, donne, uomini, anziane, anziani, militari, civili), e centinaia di migliaia di soldati russi, la maggior parte giovani inviati a morire senza nessun altro scopo che quello di fornire una velleitaria interpretazione di potenza. 

 

I giovani russi erano stati  ingannati o costretti a arruolarsi come soldati professionisti. Le promesse fatte loro in particolare in termini di retribuzione non vengono mantenute e sono costretti a dare contributi all'esercito e persino a pagare le loro divise. Sono numerose le testimonianze fatte fin dall’inizio dell’aggressione in lettere scritte, dai giovani militari ai familiari… Basta leggere le parole, inviate soprattutto a mamme, nonne  …  donne sopraffatte dall'ansia, che volevano solo sapere dove sono i loro figli. Il comando non li ha nemmeno nobilitati con una risposta superficiale.

 

Le cronache di questi giorni ci descrivono uno scenario che viaggia tra ottimismo e perplessità, tra accordi presunti tra Trump e Putin, con Zelensky schiacciato tra umiliazione e necessaria sottomissione, ma quello che emerge che tutto appare molto complicato mentre l’aggressione continua con cinica violenza.

 

“Il piano di pace in ventotto punti per far finire la guerra russa in Ucraina ormai esiste e gli ucraini e gli europei hanno scelto non di demolire la proposta americana, scritta in concerto con i funzionari del Cremlino, ma di girarci attorno: modificarla prendendola dai lati…”  - scrive Micol Flammini su Il Foglio.

 

“… Se Trump davvero chiudesse gli aiuti americani all’Ucraina in caso di mancata firma dell’accordo, regalerebbe l’Europa alla Russia o a un prossimo Hitler europeo e antiamericano. L’America come l’abbiamo conosciuta finora finirebbe dopo poco e Trump stesso rischierebbe grosso. Perché gli europei si farebbero una difesa completamente indipendente dagli Usa e diventerebbe una situazione come le truppe barbare che combattevano senza legioni romane e alla fine saccheggiarono Roma. O la Polonia, i Paesi Baltici e forse anche la Finlandia e magari la Germania aprono un nuovo fronte, senza aspettare di essere attaccati da Putin. Oppure l’Europa cade sotto l’influenza Russa e a quel punto Mosca minaccia gli Usa dall’Atlantico con il suo nuovo Hitler, facilmente antiamericano… “ - ha scritto Il sinologo e analista politico Francesco Sisci

 

C’è un nodo vero: gli europei non possono essere un peso quasi morto in difesa, ma questo non si può cambiare sacrificando gli unici europei che si difendono, gli Ucraini…”.

 

Gli europei, con colpevole ritardo e in mancanza di una visione strategica autenticamente significativa in tutti i quattro anni della “guerra di aggressione” della Russia hanno chiesto - lo scrive sempre la Flammini “… un meccanismo internazionale per il cessate il fuoco, nessuna restrizione all’esercito e all’industria bellica ucraina, accordo di difesa simile all’articolo 5 della Nato anche con gli Stati Uniti, nessuna limitazione all’ingresso di Kyiv nell’Alleanza atlantica se c’è il consenso di tutti i paesi membri, ingresso nell’Ue. Per gli europei le questioni territoriali dovranno essere discusse dopo il cessate il fuoco e partiranno dall’attuale linea del fronte, quindi escludono la cessione dell’intero Donbas…”.

 

Per il nostro paese diventa necessaria una domanda: “quanti e quali sono i filo-putiniani in Italia”? Molti di più di quanti una sensibilità democratica dovrebbe comprendere. È vero, una parte significativa del nostro cosiddetto sistema informativo lavora sotto traccia per assicurare, direttamente o indirettamente, alla “propaganda” del dittatore di Mosca una sua presenza stabile nel presunto dibattito politico del Belpaese. Il resto lo fa l’azione incisiva e penetrante di mezzi economici fatti filtrare in forme varie. 

 

Resta comunque il fatto che la base del Paese è strutturalmente e culturalmente infarcita di presupposti ideologici e di mezzi materiali che sono “golosamente” raccolti da molte persone, fondamentalmente vissute nel sottobosco del populismo antipolitico. Si tratta di una poco liberale cultura (… la sinistra a e la destra in Italia non hanno risolto al loro interno la questione liberale) che non sembra comprendere le ragioni che dovrebbero essere esistenziali

 

Di questo scenario complesso che apre anche altro fronti e coinvolge altri attori (la Cina per esempio e lo scacchiere asiatico) discutono appunto Francesco Sisci e Giuseppe Rippa nell’audiovideo di Agenzia Radicale Video 

 

 

- Ucraina, Russia, Usa, Cina, Asia. E l’Europa? Conversazione con Francesco Sisci di Giuseppe Rippa (Agenzia Radicale Video)

 

 


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