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06/12/24 ore

Giuseppe Conte, fine della storia sui premier non eletti



Più che “uno vale uno”, è “l'uno vale l'altro”. L'importante che al centro ci sia il programma come da “contratto”. In quest'ottica, Giuseppe Conte, illustre sconosciuto della politica, pare sulle prime rispecchiare l'identikit del premier che viene incontro alle esigenze contrastanti di Di Maio e Salvini.

 

In queste ore non è mancata l'ironia e il sarcasmo dei media. Le testate giornalistiche si sono esercitate nei giochi di parole a cui si presta il cognome del Professore di diritto amministrativo. Da Conte Tacchia, ai Conte che non tornano, passando per Conte del Grillo e Conte senza l'oste.

 

Comunque sia, a conti fatti, competenze e capacità a parte tutte da dimostrare, non c'è dubbio che si tratti di una figura politicamente debole e inesperta. Non proprio ciò che si sarebbero aspettati quanti si sono lasciati affascinare per anni dalla storia – campata per altro in aria, perché priva di fondamento – dei “premier non eletti dal popolo”, dimenticando quanto recita in proposito la Costituzione “più bella del mondo”.

 

Ecco, aspettando di capire se alla fine il Capo dello Stato assecondi le discutibili indicazioni grillo-leghiste, una cosa positiva dalla vicenda almeno è emersa: da oggi sarà difficile riproporre con credibilità il mantra ammuffito sul no ai governi, ai premier e ministri tecnici non legittimati dalla volontà popolare. Qualunque cosa dica Luigi Di Maio sul “governo politico”, con la proverbiale faccia da impunito, da questo punto di vista la cosiddetta “terza repubblica” non parte infatti come ce l'avevano raccontata. Lo confermano anche le voci sui nomi per i ministeri importanti di Economia ed Esteri: figure “terze” e nemmeno di primo pelo.

 

Agli elettori di 5 Stelle e Lega toccherà iniziare a prendere nota. Perché il tempo delle chiacchiere è finito. E visto l'inizio, dalla prova dei fatti ci si può attendere solo un mare di contraddizioni. (A.M.)

 

 


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