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06/05/24 ore

M5S, "Stop alle mazzette" fra denuncia e delazione


  • Ermes Antonucci

"Stop alle mazzette": è questo il nome del portale online che il Movimento 5 Stelle sta per lanciare e che permetterà ai cittadini di segnalare i casi di corruzione nella pubblica amministrazione anche in forma anonima. Una notizia passata un po' in sordina, ma che, se approfondita, contribuisce a chiarire ancora una volta la concezione di democrazia fittizia che muove Grillo e i suoi.

 

Spinti dalla solita megalomania populista ("La gente ci considera dei punti di riferimento in materia di anticorruzione e legalità" dichiarano i parlamentari 5 stelle dietro al progetto del fantomatico Wikileaks delle mazzette), i grillini hanno annunciato che il sito in questione sarà costituito da un modulo da compilare per raccontare gli episodi che l'utente intende segnalare anonimamente, anche attraverso l'upload di documenti e fotografie, e che poi - si noti bene - "saranno i deputati e i componenti degli uffici di staff dei gruppi parlamentari a valutare le varie segnalazioni, in relazione al settore al quale si riferiscono".

 

L'idea di fondo del portale anti-corruzione è quella del cosiddetto whistleblowing, ovvero l’istituto che incentiva chi è a conoscenza di un fatto illecito a denunciare l'episodio e che mira a tutelare i "segnalatori" da possibili rappresaglie conseguenti alla loro denuncia, stabilendo ad esempio la garanzia dell'anonimato. Si tratta di un'attività sperimentata soprattutto nei paesi anglosassoni, e in realtà già in uso anche nel nostro Paese, in particolar modo all'interno della pubblica amministrazione, seppur con una diffusione molto modesta e un riconoscimento legislativo ancora piuttosto approssimativo.

 

Insomma, uno strumento di buon senso, non a caso annoverato dalla Commissione Europea come uno dei 10 strumenti per sconfiggere la corruzione e oggetto di numerose convenzioni a livello internazionale, ma che richiede una regolamentazione molto attenta, dal momento che vanno comunque evitate possibili violazioni del diritto alla privacy delle persone e, soprattutto, del diritto all'onorabilità e alla difesa degli accusati.

 

Detto ciò, è abbastanza chiaro che i grillini, mossi dal loro solito spirito populista-manettaro sopra richiamato, mediante il lancio del portale anti-corruzione così come delineato intendono ignorare ogni genere di riflessione sulle tematiche delicate (pratiche) che un simile esperimento comporta, preferendo invece fermarsi come sempre al mero piano (astratto) propagandistico e demagogico. 

 

Con tutte le contraddizioni che questo comporta. Basterebbe pensare, ad esempio, alla misteriosa commissione che sarebbe chiamata a valutare i casi sottoposti dagli utenti: da chi sarà formata concretamente? Attraverso quali procedure svolgerà il proprio compito di verifica? Con quali mezzi garantirà la tutela dell'anonimato e allo stesso tempo il diritto alla privacy delle persone denunciate? In che modo intenderà relazionarsi con la normale attività delle autorità competenti (la magistratura)?...

 

Le ambiguità, in altre parole, sono innumerevoli. E immaginare che a gestire il tutto sia un ennesimo e misterioso "staff" del Movimento, di fronte alle preoccupanti e allo stesso tempo imbarazzanti vicissitudini di stampo anti-democratico che hanno segnato il cammino del partito di Grillo sin dalle sue origini, di certo non aiuta a valutare la questione con maggiore tranquillità.

 

L'ideologia di fondo dei pentastellati, del resto, è, in tutta la sua pericolosità, molto chiara: il portale anti-corruzione - come spiegano i parlamentari grillini - servirebbe a "stimolare segnalazioni per poi farcene carico a livello istituzionale e, se il caso, in collaborazione con la magistratura". Come a dire che il vero intento di tutto il progetto non sarebbe quello di favorire la denuncia e dunque la lotta alla corruzione, bensì quello di sfruttare le segnalazioni sul piano "istituzionale", si legga "politico", per andare a colpire direttamente l'onorabilità degli esponenti di altri partiti, trovando un puntuale riparo nell'anonimato degli "informatori".

 

Insomma, quella delineata dal M5S rischia di trasformarsi in un'attività di delazione nel senso più becero del termine, quella sul quale i peggiori regimi autoritari hanno fondato la propria sopravvivenza ed alimentato la propria filosofia del terrore. Una sorta di Stasi a 5 stelle, come ai tempi della Germania Est, quando il reclutamento di decine di migliaia di informatori tra i normali cittadini permetteva ai servizi segreti sovietici l'instaurazione di un clima da caccia alle streghe e di una cultura del sospetto reciproco che logoravano ogni possibilità di affermazione dei diritti individuali più basilari.

 

 


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