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12/12/24 ore

Diciotti, la fortuna aiuta un “audace” Salvini e affossa Di Maio



Un tempo avremmo detto “è nato con la camicia”: magari verde, in onore della vecchia Lega secessonista; oppure nera, visto l'andazzo fascistoide di questi tempi nazional-sovranisti.

 

La conferma di una certa fortuna mediatica di Matteo Salvini è arrivata una volta di più nel giorno in cui il ministro degli Interni è stato chiamato a fare la sua figura da cuor di leone sul caso Diciotti, provvidenzialmente offuscata da altri sopraggiunti eventi straordinari.

 

Prima c'è stato l'ennesimo sbarco indesiderato, che ha offerto al cosiddetto “truce” il miglior nemico possibile - quel Luca Casarini - per la sua propaganda martellante e depistante anti-immigrati; poi è avvenuto l'arresto di Marcello De Vito, che ha preso gran parte della scena politico-gudiziaria di queste ore e messo in nuovi guai i grillini; dulcis in fundo, la tentata strage di studenti a San Donato Milanese da parte di un cittadino italiano di origini senegalesi ha offerto nuovi motivi per cavalcare paure e risentimenti.

 

Non può dirsi lo stesso per il M5S, a cui ormai non gliene va bene una e qualsiasi cosa accada diventa lo spunto per mostrare il peggio. Perché nel giorno in cui i senatori di Casaleggio e soci salvavano dal processo il loro alleato di governo, Luigi Di Maio, d'imperio e senza attendere la pantomima dei sedicenti probiviri, ha liquidato la figura di spicco del grillismo a Roma, emettendo una sentenza di condanna, dopo aver letto – s'immagina – il dispaccio d'agenzia sull'inchiesta in corso, con buona pace della presunzione d'innocenza.

 

“Non è una questione di garantismo o giustizialismo, è una questione di responsabilità politica e morale...”, ha scritto fra l'altro Di Maio in un lungo posto su facebook. Eppure è parsa piuttosto solo una questione di sopravvivenza. Basterà a salvare la faccia del partito dell'onestà-ta-ta-ta? A naso, pare proprio di no. (A.M.)

 

 


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