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18/04/24 ore

Non basta liberarsi di Berlusconi


  • Luigi O. Rintallo

Non sono per niente sicuro che abbia ragione Mughini nel suo articolo su 'Libero'. Davvero per sbloccare lo stallo della politica italiana può bastare il ritiro di Berlusconi? Il suo addio e la rinuncia a svolgere il ruolo che dal 1994 a oggi ha rivestito?


Purtroppo, il suo ritiro non garantisce affatto l’obiettivo che Mughini auspica: vale a dire, il ripristino di una dialettica interna meno feroce, con uno scenario finalmente svincolato dal risultato di un terzo di italiani contro un altro e un altro ancora.

 

La patologia della politica nostrana consiste nella tabe che infetta lo schieramento definito “progressista”, riconoscibile nella base elettorale del centrosinistra nutrito a pane e 'Repubblica'. Per questa parte politica è semplicemente inammissibile l’esistenza di un’alternativa, di una opzione contraria.

 

Chi le si oppone va annichilito non attraverso la lotta politica ma con la condanna morale e penale. Berlusconi (da noi non certo amato) non è il primo e unico a essere stato targato come criminale. Altri oppositori a quello schieramento hanno fatto sempre la stessa fine: è stato così per Craxi, liquidato come ladro; è stato così per Andreotti, inseguito per dieci anni nel processo sul bacio a Riina e estromesso definitivamente dallo scenario politico quale “mafioso”.

 

Sembrerebbe dunque che l’alternativa al centrosinistra sia sempre criminale. Se ne deduce l’esclusività della rappresentanza politica in questo Paese, che non può non essere affidata se non a una sola parte. Pensare che dopo tre casi, non ce ne possa essere un quarto e poi un quinto e poi un sesto è solo una pia illusione. Per questo è da ritenersi vana la speranza di Mughini.




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