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03/11/24 ore

Finanziamento Pubblico, quel "peccato" su Radio Radicale: Travaglio è poco informato



“Un’informazione libera da condizionamenti politici ed economici ci aiuterebbe a capire che nella regione Lazio il Partito Radicale è l’unico partito che ha votato contro la spartizione dei rimborsi ai gruppi consiliari, mentre all’interno della conferenza dei capigruppo, tutti gli altri hanno votato a favore”. Lo ha dichiarato Marco Travaglio, ospite dell’università Luiss per il decennale della nascita del giornale universitario, riferendosi allo scandalo che ha investito la regione Lazio.

 

“La spartizione – ha proseguito il vicedirettore del Fatto quotidiano – non è un furto perché purtroppo c’è una legge che assegna un tot di rimborsi ad ogni gruppo per le spese di promozione dell’attività consiliare. Aver stabilito che quelle spese se li dividono i partiti in proporzione al loro peso per poi farci quello che vogliono non è un reato, ma una responsabilità politica. Il reato è quello di Fiorito, di quell’altro vestito da maiale, di Maruccio, che poi prendevano quei rimborsi per giocare ai videopoker o per andarci in vacanza”.

 

“Ovviamente – ha precisato Travaglio – i radicali non hanno fatto sempre bene, hanno fatto degli errori. Ad esempio quello di continuare a condizionare la propria attività con un sacco di soldi pubblici per Radio Radicale, che inficia un po’ la loro posizione contro il finanziamento pubblico dei partiti, visto che è una radio che fa un importante servizio ma è del partito radicale, e quindi non dovrebbero farsela finanziare dallo Stato per essere completamente coerenti”.

 

E qui Travaglio dimostra di essere poco informato. Radio Radicale ha fornito per un ventennio un “servizio pubblico” gratis che può ben definirsi un esempio se contrapposto a quello della Rai. Inoltre ha realizzato un grande archivio di “memoria” quando parlamento, partiti, sindacati, istituzioni se ne disinteressavano. È poi venuta una convenzione per la trasmissione dei dibattiti parlamentari, di aula e di commissioni.

 

Radio Radicale ha continuato a trasmettere tutti i congressi dei partiti, dei movimenti, delle associazioni (economiche, giudiziarie, culturali, sindacali), la maggior parte dei dibattiti che i soggetti sociali, politici e culturali hanno prodotto, senza che questo rientrasse nella convenzione, finendo per essere l’unico strumento di distribuzione di un’informazione senza mediazione.

 

Insomma la cosiddetta base materiale per realizzare il contenuto di ogni democrazia: “conoscere per deliberare”. Diventa pretestuoso affermare che i radicali sono stati, in alcuni casi, anche loro incoerenti. Che hanno accettato “finanziamenti pubblici”. Anche perché – in questo caso - così non è stato, trattandosi di convenzioni. Dei contributi per la legge sull’editoria si deve discutere in altra sede ovviamente. Ne Radio Radicale si rifiuta di essere partecipe di una gara pubblica per erogare il servizio che è base della convenzione.

 

Peccato che i costi di un “servizio pubblico”, come quello che l’emittente realizza, non potrebbero essere realizzati da nessun altro soggetto privato (per motivi commerciali e tecnici), ne tantomeno dalla Rai, che prevede dei costi clamorosamente molto, ma molto più elevati.

 

Dunque è questo il modello di “servizio pubblico” (ben diverso da altri che si fanno chiamare così, ma sono solo fonti di parzialità e faziosità) a cui bisogna rifarsi; che è stato un fornitore di materiali che hanno nutrito, per il poco in cui si è riuscito, i piccoli rivoli di speranza democratica di un paese partitocratico, subalterno, colonizzato e spartitorio.

 

Se poi la “verità” su quello che è accaduto nel Lazio e in Lombardia, e il seguente crollo delle truffe regionali, non è stata detta non è certo per la “legittima” e utile convenzione, ma per un vizio di fondo, profondo, della nostra democrazia fittizia, a cui non si riesce a dare risposta anche perché gli unici “antagonismi” che in questo regime sono consentiti sono quelli dei soggetti asserviti ai poteri finanziari nazionali e internazionali. Anche quelli che “devono” rappresentare un ribellismo esaustivo e innocuo, che ha come unico obiettivo disperdere qualunque aggregazione realmente democratica, partecipata e responsabile.

 

Agenzia Radicale


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