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02/05/24 ore

La bruttezza di Sanremo, 'non possiamo tacere' sugli abusi di Gian Antonio Stella


  • Florence Ursino

"È come se la bruttezza dei luoghi esprimesse tragicamente quel desiderio di violazione che c' è nel cuore del mafioso. E, infatti, i paesi più brutti e trascurati sono quelli segnati dalla mafia. La trascuratezza diffusa diventa, allora, il primo punto su cui far leva per opporsi alla intimidazione, alla violenza".

 

Lo ha detto monsignor Giancarlo Bregantini, vescovo della diocesi di Locri-Gerace per tanti, lunghi, anni. Poi lo ha scritto, anche, nel libro 'Non possiamo tacere”, redatto assieme a Chiara Santomiero e sottotitolato 'Le parole e la bellezza per vincere la mafia'.

 

Barba e occhiali, il prete operaio, il prelato del nord diventato cappellano delle carceri prima, monsignore al Sud poi, in quelle Calabrie di meraviglia e abbandono, era vescovo dei giovani, per i giovani, con i giovani: con loro manifestava, per loro combatteva, a loro parlava.

 

Parole che oggi prende in prestito, trasformandole, violentandole, abusandone, uno dei giornalisti più influenti nel panorama informativo italiano: Gian Antonio Stella. Illuminato dalle luci dell'Ariston, sul palco di quel Sanremo nazionale seguito – al netto di cali di share e boicottaggi vari – da milioni di persone, Stella ha riformulato il Bregantini-pensiero, ammantando di pesante catrame la superficie – perchè solo quella può sondare l'occhio retorico del giornalista –di una terra fin troppo maltrattata, dai suoi stessi figli e da chi troppo spesso cade nella trappola di facili sillogismi.

 

Un ragazzo che cresce in un posto brutto è più facile che cresca brutto” chiosa Stella, reinterpretando parole che parlavano di abusi, di mafia, di luoghi che sono tutt'intorno e dentro le persone che li vivono. Luoghi di meraviglia, luoghi amati, fertili; luoghi stuprati, dimenticati, bruciati. Luoghi dove la gente rimane perchè no, gli occhi e il cuore non ne hanno mai abbastanza, luoghi da cui la gente va via perchè via tutto è più facile.

 

Facile? No. In Calabria niente è facile. Facile esclude l'impegno, la lotta, la perseveranza, la volontà. Facile esclude la bellezza. Facile è ignorare. Facile è fare audience. Difficile è supportarla, prenderla per mano, quella moltitudine di volti che non si limitano a ripudiare il brutto, ma preservano il bello, lo accudiscono, sfidano i fuochi e le polveri, le saracinesche grigie e le labbra serrate.

 

Perchè respirano salsedine e baciano soli, i bambini del Sud, quelli che benfanno, che quelli che benpensano li lasciamo a chi, come Stella, è troppo accecato dai riflettori per vedere la luce che inonda quei “posti brutti”. “La mafia ha orrore della bellezza – scriveva Bregantini - Il destino non è ineluttabile, il Sud può vincere". E non il Festival di Sanremo.


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