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02/12/24 ore

L’inutile vertice di Vilnius


  • Silvio Pergameno

Il 28 e 29 novembre prossimi a Vilnius, capitale della Lituania, vertice dell’Unione Europea con le Repubbliche europee postsovietiche più Azerbagian e Armenia, per trattative su una zona di libero scambio, anche se il bicchiere appare ormai mezzo vuoto, in quanto la Bielorussia non ci sta e soprattutto l’Ucraina di Viktor Yanukovich ha fatto una clamorosa marcia indietro, anche se il premier di Kiev ha annunciato comunque la sua presenza, alla quale ha subito aperto le braccia Catherine Ashton, l’inglese ministro degli esteri (si fa per dire) di Bruxelles e Strasburgo.

 

L’Ucraina ha cioè ceduto alle pressioni di Mosca, che mira a un’unione economica con i paesi dell’ex impero sovietico e, come d’uso, non va tanto per il sottile. Ancora una volta, come con Napoleone e con Hitler, l’arma del terribile inverno resta invincibile, l’ Ucraina teme Mosca, il capo del governo Yanukovich è filorusso….e Putin con il gas non si limita a scaldarsi il caffè.

 

Vladimir Putin ha cioè vinto anticipatamente la partita: è riuscito a imporre al Consiglio di Sicurezza dell’ONU la sua linea sulla vicenda siriana (nel frattempo sparita dalle cronache quotidiane, anche se il massacro continua nell’indifferenza generale, tutti contenti visto che Obama si è ritirato) e ha ottenuto l’accordo con l’Iran (o mezzo accordo che sia: nei documenti conclusivi sul nucleare di Teheran non c’è parola). E poi l’autocrate russo batte il ferro finchè è caldo: oggi è a Roma, accompagnato da quasi tutto il suo governo, con un seguito di cinquanta automobili e uno stuolo di economisti e di dirigenti di grandi imprese per proporre all’Italia affamata un bel mucchio di affari: la ripetizione con il nostro paese della joint venture in atto da anni con la Germania.  

 

Tramontate le pretese del turco Erdogan che aveva tentato di farsi titolare della gestione mediorientale, forse confidando – ahilui! – in una qualche partnership con gli europei.Non a caso la Forbes, la famosa fonte guida dell’informazione per gli affari e la finanza, giudica oggi Putin l’uomo più potente del mondo, visto che ormai gestisce la politica mediorientale e quella europea. Se Obama propone una zona atlantica di libero scambio, faccenda ovviamente dai tempi lunghi visto che in Europa sono in ventotto a decidere, Putin invece comincia subito a mangiarsi il carciofo foglia a foglia, trattando prima con uno stato e poi con l’altro.

 

E poi la Russia sta giocando il suo futuro di politica energetica sulle due autostrade del gas: nel Baltico con North Stream e nel Mediterraneo con South Stream (con l’ENI in primo piano).

 

Non è tutto: Vladimiro incontrato a Trieste Enrico Letta, a Roma  fa visita a papa Bergoglio. Certo non si sa di che cosa parleranno e quindi si sbriglia la fantasia in fatto di supposizioni: dai rapporti fra le due chiese alle cattiverie del capitalismo individualista egoista e relativista….ma ce n’è una che se da un lato si presenta con  tutti i connotati del pesce d’aprile dall’altro fa sobbalzare: si dice che Putin vorrebbe nominare l’amico Berlusconi ambasciatore di Russia presso la Santa Sede ….

 

Sia ben chiaro: è evidente che i paesi europei debbono mettersi in testa che è giunto il tempo di fare i conti con la Russia, visto che gli Stati Uniti si sono stufati di farci da balia e si orientano verso il Pacifico, tenuto conto del fatto che la Germania è già un bel pezzo avanti nei rapporti con il Cremlino  senza dimenticare che la Russia, con i suoi sconfinati territori, con le sue immense ricchezze naturali e la sua fame di protagonismo modernizzante deve essere tenuta agganciata, prima che cerchi altri amici, dai gusti meno raffinati dei nostri.

 

Ma intanto Yulia Timoscenko, leader ucraina dell’opposizione “arancione”, resta nella prigione dove deve finire di scontare i sette anni di detenzione cui è stata condannata, dopo le ultime elezioni, per “abuso di potere”, reato per sua natura dai contorni estremamente labili: doveva uscire per andare in Germania per cure necessarie a causa delle condizioni di salute, ma il parlamento (la maggioranza è di Yanukovich) si è opposto. E l’Europa ne esce con le ossa rotte, come con le ossa rotte ne escono i diritti umani.

 

 Su tutta la faccenda è intervenuto (sabato scorso sul Corriere della Sera) André Glucksmann, sottolineando il fatto, ormai palese, che la dominazione del pianeta oggi si spartisce in zone continentali (Russia. Cina, USA, India), mentre l’Europa non conta niente, priva come si trova di politiche estera ed energetica “comuni” e giudicando tardiva, ma opportuna la reazione di Angela Merkel al ricatto moscovita sull’Ucraina e sugli altri: “È nostro dovere, ha detto la Kanzlerin, fare in modo che la guerra fredda sia finita anche per i nostro vicini dell’est”.

 

Eh no! Caro Glucksmann: la modernizzazione della Russia via Gazprom (il colosso russo dell’energia, veicolo della politica estera di Mosca) la Germania se l’è costruita da sola, senza e con  larghe intese, mentre l’Europa non ha bisogno di politiche estere ed energetiche “comuni”, frutto cioè della ricerca di accordi tra i vari stati: ha bisogno di una sola e di una vera politica estera ed energetica condotta da un vero governo e da un vero parlamento, con i quali i russi e tutti gli altri si troverebbero a discutere in condizioni di parità e forse anche un pò di meno, tanto più che Putin non ha certo la posizione e il ruolo strategico che l’Unione sovietica aveva ai tempi di Stalin. Le elezioni europee si avvicinano: di carne al fuoco ce n’è parecchia.

 

 


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