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05/12/25 ore

Utero in affitto in India, ennesima assoluzione per una coppia italiana



Ancora un processo al diritto, ancora un’assoluzione. La storia ha inizio nel dicembre 2011, quando una coppia milanese – lui 48 anni e lei ‘paziente oncologica’ di 54 anni , sterile per la chemioterapia e la radioterapia subite – decide di volare per l’India per procedere, come spiegano gli atti, “a fecondazione eterologa con materiale genetico del marito, donazione anonima dell’ovocita da parte di una donna indiana e con un’altra connazionale che ha poi portato avanti la gravidanza”.

 

Il bambino, frutto dunque del seme dell’uomo e dell’ovulo di una donatrice impiantato nell’utero di una terza donna, nasce il 2 gennaio del 2012 grazie ad una pratica che la legge italiana non consente. Tornati in patria, i due sono accusati di alterazione di stato, avendo dichiarato all’anagrafe di essere i genitori naturali del figlio nato in India: reato da cui il gup di Milano Gennaro Mastrangelo ha assolto la coppia - per la quale il pm chiedeva una condanna a un anno e 8 mesi - condannata invece per dichiarazioni mendaci alle autorità italiane, ossia per aver detto sotto giuramento che la donna era madre del bimbo.

 

Il gup ha inoltre precisato che a loro non può essere concessa l’attenuante dell’aver agito per “motivi di particolare valore morale o sociale”, come era stato chiesto dalla difesa, perché, nonostante “il desiderio di genitorialità è pregevole” e tutelato costituzionalmente, ciò “non vale allorchè tale desiderio sia soddisfatto ad ogni costo, anche a probabile discapito del nascituro”.

 

Ciò che risulta interessante nelle motivazioni che hanno portato il gup all’assoluzione della coppia è infatti una serie di considerazioni giuridiche sul progresso scientifico e sulle questioni bioetiche legate ad alcune pratiche sempre più diffuse in una realtà in cui “l’attribuzione della maternità e della paternità non è più un fatto naturale, ma un fatto ‘istituzionale’, dipendendo dalle scelte del legislatore”.

 

Ma quello che non si può e non si deve perdere di vista, spiega ancora Mastrangelo, è “la tutela del minore”, “quei ‘nuovi’ bambini nati da ‘genitori tecnologici’” grazie alle molte “possibilità offerte oggi dalla scienza”, creature “inconsapevoli di un contratto al quale sono rimasti estranei”. (F.U.)


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