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03/05/24 ore

Pena di morte, Usa: sedia elettrica e fucilazione contro il boicottaggio dei farmaci



“Sforzi erculei da parte del Dipartimento penitenziario di procurarsi i farmaci non sono andati in porto”, scrive il ministero della Giustizia statale alla Criminal Court of Appeals dell'Oklahoma: qui, nello Stato a stelle e strisce, due condanne a morte sono state perciò rinviante al prossimo mese perchè sono terminate le scorte delle sostanze letali da iniettare nelle vene dei condannati.

 

Clayton Lockett e Charles Warner, riconosciuti entrambi colpevoli di omicidio, saranno giustiziati probabilmente tra un mese. Ma l'emergenza rimane e, intanto, avanza di nuovo l'ipotesi della sedia elettrica o della fucilazione. Quanto verificatosi in Oklahoma non è infatti un caso isolato.

 

Oramai da un po' di tempo gli Stati americani in cui è in vigore la pena capitale hanno serie difficoltà a reperire sul mercato i farmaci da utilizzare per le esecuzioni a seguito del blocco delle vendite imposto dalle società farmaceutiche americane, asiatiche ed europee, rifiutatisi di vendere i loro prodotti alle autorità carcerarie per far muovere la macchina del Boia. La Commissione Europea ha inoltre imposto severi limiti all'export di anestetici negli Usa.

 

Secondo l'attuale protocollo, le sostanze utilizzate per l'iniezione letale sono il pentobabital, che fa perdere conoscenza, il bromuro di vecuronio, che blocca il respiro, e il cloruro di potassio, che causa un arresto cardiaco: l'Oklahoma al momento è sprovvisto dei primi due. Lo Stato americano deve quindi ora scegliere se trovare i farmaci mancanti, rivedere i protocolli o decidere di 'rispolverare' la sedia elettrica e lucidare il fucile, modalità di esecuzione ancora autorizzate ma che, per ritornare in auge, necessitano dell'assoluta esclusione dell'utilizzo dell'iniziezione letale.

 

Un boicottaggio internazionale lento ma forse efficace, quello delle aziende farmaceutiche e delle associazioni per i diritti umani, che potrebbe portare all'avverarsi di una delle ipotesi che nel frattempo pare stia prendendo piede tra gli osservatori internazionali: cioè che l'abrogazione definitiva della pena capitale negli Stati Uniti non sarà netta, improvvisa, ma – come spiega un editoriale del New York Times, causata da un lento e progressivo esaurimento.

 

Stando ad alcuni recenti dati, negli States le esecuzioni sono in calo costante dal 1999 mentre il numero di persone nel braccio della morte continua a diminuire dal 2001 a oggi: la maggior parte degli stati in cui la pena di morte è prevista non ha eseguito esecuzioni nel 2013.

 

Oltre all'attuale carenza di farmaci letali, e la relativa difficoltà di alcuni penitenziai a procurarseli, la tendenza al ribasso delle esecuzioni sarebbe legata alla durata sempre più lunga dei processi – molte, troppe volte iniqui -, alla conseguente questione relativa ai costi e, in ultimo, ai crescenti timori di errori giudiziari.

 

Come nel caso di Glenn Ford, 30 anni passati in un carcere della Lousiana ad aspettare la morte per poi essere riconosciuto innocente. E liberato, con tante scuse e un risarcimento per la perdita dell'”opportunità di vita”. (F.U.)


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