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12/12/24 ore

Giuseppe Modica, opere scelte, all’Aleph Rome Hotel


  • Giovanni Lauricella

In un periodo triste, afflitto dalla pandemia che ha ridotto non solo l’Italia in lockdown, ma tutto il mondo,   avere una ghiotta opportunità per uscire è una rarità, come quella offerta all’Aleph di Roma per la mostra di pittura di Giuseppe Modica in occasione del World Luxury Travel Award, con quadri presenti nel Curio Collection by Hilton Hotel dove ha già esposto Tommaso Cascella: due prestigiose mostre a cura di Gabriella Perna.

 

In questo difficile momento riteniamo sempre più importante rafforzare il nostro legame con il bello e con la qualità”.Ha dichiarato, Massimiliano Perversigeneral manager dell’Aleph Rome Hotel a cui dobbiamo il generoso impegno culturale.

 

Giuseppe Modica, ben noto in molte altre parti del mondo, è da tanti anni presente nella scena artistica romana: personalmente me lo ricordo per la spettacolare mostra a Palazzo Venezia (che era la Soprintendenza speciale per il Polo Museale Romano del MiBACT, un grandioso progetto culturale da anni abbandonato insieme a tanti spazi espositivi rimasti inutilizzati).

 

In questi giorni abbiamo la fortuna di ammirare le opere del Maestro all’Aleph, e per dare una rapida conoscenza dell’artista mi rifaccio allo scritto che segue “La luce il tempo e la memoria sono componenti fondamentali della ricerca pittorica di Modica. Il linguaggio si nutre della compenetrazione tra le cose della realtà, la memoria e l’immaginazione. Si genera una sintesi misteriosa ed enigmatica, che ha a che vedere con uno sguardo e una visionarietà metafisica: il dato reale perde la sua connotazione naturalistica e diventa qualcosa di altro, trasposto in una dimensione di sospensione e sogno e di straniamento magico.

 

Nelle sue opere tutto è sorretto da equilibrio spaziale e rigore essenziale. La pittura è come uno specchio e per questo è contemporaneamente superficie e profondità. Nello stesso tempo essa è lo spazio fisico e tattile misurabile della superficie e spazio imprendibile, illusorio e visionario. Tutto questo è reso visibile nel tempo attraverso vari soggetti tematici: specchi, apparizioni urbane, visioni mediterranee, riflessioni e rifrazioni, interni-esterni di Atelier. Nella pittura di Modica c’è uno sguardo circolare, un’alternanza di opposti, di Yin e Yang, di realtà e visione, di luce e di buio, di interno ed esterno”.

 

 

Anche se sono argomenti molto complessi che sarebbe doveroso affrontare per esteso, mi limito qui a riportare integralmente quello che è stato inserito nella biografia di Giuseppe Modica perché è una sintesi molto appropriata ed esplicativa del lavoro svolto dall’artista,  che vi suggerisco semmai di rileggere, come in loop, alla luce delle affermazioni che vedrete qui di seguito. 

 

Quello che vorrei evidenziare è un particolare fenomeno che i suoi quadri comunicano a chi li guarda, dato dall’alterazione della visione. Nei suoi quadri si assiste a uno strano effetto visivo, offerto dall’interposizione della trasparenza del vetro che disturba in modo creativo e paradossale la nostra percezione della realtà rappresentata.

 


 

Quindi, anche se i quadri di Modica sono ascrivibili a un genere realista, in definitiva ne riceviamo un completo stravolgimento  del reale stesso, che viene trasposto in una lirica personale dell’artista. Quello che vedi non è come ti appare nella realtà esperienziale, perché Giuseppe Modica lo trasfigura, tanto che diventa un’altra immagine da quella che dovrebbe essere.

 

È come se fosse una supposizione di quello che vedi, un’ ipotesi visuale, una probabile ricomposizione di quello che ti è presente davanti, in un processo simile all’astrazione. Sono spazi che appartengono a un lontano ricordo, per questo indefiniti, nebulosi, vuoti di persone, dove non c’è azione, non si testimoniano accadimenti, non ci sono personaggi che animano la scena, ma è la mente che li fa vivere.

 


 

Come diceva il testo all’inizio, nelle sue opere Giuseppe Modica contempla la metafisica.  In quella che presumo sia la sua ultima produzione non vi è più traccia né dell’intelaiatura della finestra né del riflesso del vetro trasparente, ma ci si trova direttamente nel tema del quadro; ormai è un linguaggio acquisito di una dichiarazione già fatta.

 

L’artista va oltre, si preoccupa di offrire l’essenza della sua pittura “senza spiegarla”, e in questo manifesta più libertà e  personalità. Come ulteriore considerazione, aggiungerei quella che sembrerebbe la più banale di tutte, cioè sulla pittura così come appare, per quella che è.

 


 

I quadri sono di composizione molto equilibrata e dagli accostamenti di colori molto delicati, il pennello vi scorre in maniera molto accurata, rivelando una tecnica pittorica molto sofisticata che Giuseppe Modica sa fare da gran Maestro dell’arte, dandoci un esempio difficile da vedere nella stragrande maggioranza degli artisti viventi. Dall’avanguardia in poi, infatti, l’abilità pittorica è passata in secondo piano al punto da essere totalmente trascurata. 

 

Se poi si va a considerare movimenti come ad esempio i Die Neuen Wilden,  I nuovi selvaggi, nel 1980 si assisteva alla provocazione più estrema, con la mortificazione della pennellata,  del colore torturato sulla tela. Al contrario, nella pittura di Giuseppe Modica siamo coinvolti nell’incanto che la pittura esercita, nell’abbaglio cromatico che recepisce la retina,  espresso in varie declinazioni come a sottolineare gli innumerevoli aspetti della percezione su cui l’artista gioca abilmente: di questa fascinazione visiva direi che i quadri visibili nella mostra all’Aleph sono l’eccellenza. 

 

Questa “nebbia” che avvolge i temi analizzati dall’artista, questa alterazione cromatica e mentale sono la sua cifra espressiva, la caratteristica peculiare dei quadri di Giuseppe Modica. 

 

 

 

Giuseppe Modica, opere scelte 

all’Aleph Rome Hotel

Dal 13 novembre 2020  al 13 febbraio 2021

 

 


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