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02/12/24 ore

David Maljković, “All Day All Year”


  • Giovanni Lauricella

Uno studio d’artista è la sede dell’immagine (sia fisica sia intellettuale sia sociale) di colui che, avendone il possesso in quanto titolare di una specifica creatività, ivi produce le opere che - a seconda della fortuna e del favore del pubblico - lo renderanno agli occhi degli altri un artista più o meno importante, rappresentativo a livello il più possibile globale. Lo studio d’artista, quale lo vediamo come sfondo nei quadri antichi ovvero quale si presenta oggi nei loft avveniristici e tecnologicamente sofisticati, che visitiamo nelle metropoli che sono centri di irradiazione delle tendenze e del mercato dell’arte, è sempre e comunque il luogo della creatività dell’artista, il guscio del suo io più vero, cioè quello che egli stesso ha scelto di comunicare e di consegnare alla storia successiva.

 

Se tutto questo vi sembra scontato, nulla lo è a Roma nella galleria T293, dove l’acuto artista David Maljković ricostruisce a modo suo un concettuale studio di artista, dando peraltro alla mostra (che con lo studio stesso coincide e si identifica) un nome che sembra ispirato alla quotidianità più consueta nonché all’impegno totale che l’arte esige: “All Day All Year” .

 

Il titolo solo apparentemente tranquillizzante nasconde invero un’inquietante situazione psicologica, che probabilmente non si riconduce solo alla destrutturazione ma piuttosto indaga le relazioni variabili che esistono tra forma e contenuto, significante e significato: una nuova logica semantica, applicata al cliché dello studio d’artista, che in tal modo da location diventa oggetto della rappresentazione.

 

Questa ricerca ha impegnato David Malikoviç già dal 2003-2004, anno della mostra “Place with limited Premeditation” tenutasi ad Amsterdam, proseguendo con “Temporary Projection", tenutasi alla galleria Georg kargl di Vienna nel 2011 e con “A Retrospective by Appointment” (Zegabria, 2015).

 

L’origine stessa dell’artista, nato nel 1973 a Rijeka in Croazia (ex-Jugoslavia), funge forse da valore aggiunto al contenuto della mostra in quanto abbiamo una città destrutturata e destrutturante anche nella denominazione per le tormentate vicissitudini storiche che ha subito dall’Ottocento e durante le due guerre mondiali. Ancora una volta, dunque, nella mostra romana, il luogo più intimo e sacro per un’artista e per l’arte, l’atelier, viene “profanato” da una concezione nuova, che indaga su i suoi interstizi più nascosti per evidenziare aspetti inconsueti della progettazione e dell’elaborazione delle opere.

 

Eppure il “facile” allestimento della mostra, dovuto agli ampi spazi della galleria T293, non allarma quanto dovrebbe, anzi, ne viene fuori una rappresentazione pacata che ti spinge a compiere quello che lo stesso artista ha fatto, cioè ad addentrarti in un’indagine su quello che sono le tracce che un artista lascia nel proprio studio, che vengono a sommarsi, forse ad alimentarne la dialettica, con precedenti lavori provenienti da altre mostre, creando da una necessaria decodifica un linguaggio tutto nuovo.

 

Le opere di David Maljkoviç sono state esposte nelle più importanti istituzioni e gallerie d’arte del mondo, come il VOX Centre de l’Image Contemporaine di Montreal (2016), il Palais de Tokyo di Parigi (2014), il Baltic Art Centre for Contemporary Art, Gateshead (2013), lo Sculpture Center di New York (2012), il Museo di Arte Moderna di Lubiana (2010). Il suo lavoro figura nelle più importanti collezioni del mondo, non solo private ma anche di musei e fondazioni, come il Centre Pompidou di Parigi, il Museo d’Arte Moderna di New York, la Tate Gallery di Londra e LA CAIXA Fondazione dell’Arte Contemporanea di Barcellona, per citarne alcuni. Il suo lavoro è stato esposto in ‘All the World’s Futures’, la 56°mostra d’arte internazionale de La Biennale di Venezia.

 

"All Day All Year

David Maljković

Dal 26 maggio al 16 luglio 2016

Galleria T293

Via Ripense 6 Roma

 

 


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