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18/04/24 ore

Baldo Diodato, opere 1965 – 2016


  • Giovanni Lauricella

Mostra antologica di Baldo Diodato alla GNAM di Roma: un evento importante perché dà un riconoscimento dovuto a una personalità di spicco che da anni calca la scena romana e internazionale.

 

Dire questo di Baldo è anche un eufemismo perché, come tutti sanno, ricava opere ricalcando, per l’appunto, sul selciato romano, cubetti meglio conosciuti come sampietrini, sottili lastre di rame al punto da ricavare dei bassorilievi che altro non sono che il calco della più caratteristica e famosa pavimentazione che abbiamo al mondo.

 

Un elaborato semplice anche se impegnativo e faticoso che Baldo, anche con tecniche e materiali differenti, compone in una moltitudine impressionate di sequenze che danno sempre nuove sensazioni e offrono molteplici interpretazioni anche se sempre della stesso elemento si tratta.

 

Di queste che troviamo nel padiglione catalizza l’attenzione il Tappeto in musica del 2010 (già esposta a Berlino), che impressiona per le considerevoli dimensioni e occupa quasi per intero una grande parete della GNAM. E’ l’opera che vale tutta una mostra, e non lo dico per sminuire le altre eccellenti e interessanti opere che si possono ammirare, ma perché è stata quella che, nonostante già la conoscessi, mi ha ulteriormente stimolato.

 

Premetto che, frequentando Baldo da parecchio, di opere fatte sui sampietrini, anche se di piccolo formato, ne avevo viste tantissime, ma questa, sarà per la grande dimensione, offre un ulteriore e peculiare contenuto. Stranamente, da visionario quale sono, l’ho vista campeggiare da sola sulla grande parete come se lo spettatore entrasse in un tempio a forma di enorme cubo bianco e all’interno, in uno spazio che lo fa sentire avvolto da un immanente bianco, si trovasse davanti all’icona di un altare: niente di veramente religioso, ma un mistico eco della nostra identità, come se quei riquadri di rame sulla parete frontale risuonassero come strumenti musicali e rievocassero con il sonoro i rumori tipici delle piazze romane.

 

 

Voci in vari dialetti di gente che chiacchiera, urla sguaiate o espressioni colte e raffinate, conversazioni rimbalzate dall’alto di balconi di strette stradine con i panni stesi, macchine roboanti e carretti sferraglianti, camion tuonanti e impianti musicali che emettono piacevole musica o fastidiosi stridori.

 

Schiamazzi di bambini che giocano, ragazzi che vendono la droga, litigi e passioni, amori al passeggio, tacchi che infilzati fra i sampietrini si rompono … Declino di una donna al massimo della sua presenza scenica … Vita che si consuma là dove la propria impronta consuma di più e dove sporca indegnamente. Quotidianità del luogo ma anche del non luogo. Un teatro visto dal basso, orme di un’esistenza di un popolo, antropologia su reperti archeologici o cruda rivisitazione irriverente di quello che lascia dietro di se l’attuale società.

 

Una fonte inesauribile di suggestioni che l’istinto artistico di un fare materico, duro e rozzo come il piegare il rame quasi paradossalmente offre come un dono inaspettato una lirica artistica.

 

Un rimando fattivo a quella Stimmung che De Chirico definiva nei suoi quadri “Le piazze d’Italia”. (Ho detto definiva e non dipingeva perché De Chirico nei suoi quadri faceva arte concettuale: pensiero, questo, sostenuto da Achille Bonito Oliva alla mostra antologica su De Chirico di qualche anno fa al Palazzo delle Esposizioni di Roma).

 

Con questa operazione Baldo Diodato ha ridato quel senso architettonico che dalla metafisica in poi nelle opere d’arte si era un po’ perso, un tipo di opera che non è una semplice installazione ma è frutto di un approccio performativo richiesto dalla complessa azione eseguita per ottenere il rame sbalzato conosciuto meglio come frottage, processo artistico che esegue come evento pubblico insieme agli invitati arricchendolo con connotati di interattività.

 

Achille Bonito Oliva, che ha scritto tanto su Baldo Diodato, introduce questa mostra con un suo preziosissimo testo, che aggiunge interesse a questo già importante evento artistico. 

 

 


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