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02/05/24 ore

Il Racconto dei racconti – Tale of Tales



Due volte premiato a Cannes per i film "Gomorra" e "Reality", Matteo Garrone ci riprova con la sua nuova pellicola "Il Racconto dei racconti – Tale of Tales". Tratto da "Lo cunto de li cunti", una raccolta di 50 favole di Giambattista Basile, scrittore napoletano di epoca barocca (1566-1632), il film s’ispira in particolare a tre racconti: la cerva fatata, la vecchia scorticata, la pulce.

 

In uno stile "fantasy- horror" tra maghi, streghe, orchi e animali mostruosi,  le tre storie s’intrecciano narrando i desideri e le ossessioni di tre sovrani e di vari personaggi da loro trascinati in situazioni violente, drammatiche e rocambolesche.

 

La regina del regno di Selvascura (Salma Hayek) non riesce ad avere un figlio e,  consigliata da un mago, per restare incinta mangia un cuore sanguinante di un drago marino, ucciso dall’amorevole marito (John C. Reilly) che perisce nell’impresa. La magia funziona non solo sulla regina, ma anche su una serva, così nascono due maschi che si somigliano come gemelli e che saranno legati l’uno all’altro per tutta la vita.

 

Il lascivo re di Roccaforte (Vincent Cassel), ingannato dal dolcissimo canto di Dora, credendola giovane e bella, spinto dal desiderio cerca di conquistarla e… nel buio della notte finisce a letto con una vecchia che fa buttar giù da una finestra. Dora non muore e trasformatasi per magia in un’affascinante ragazza, con la menzogna induce poi l’anziana sorella a farsi scorticar viva per ritrovare la giovinezza.

 

Il sovrano di Altomonte (Toby Jones), alleva con cura una grossa pulce trascurando la figlia, Viola (Bebe Cave),che  per il suo egoismo diventerà sposa di un orco (Guillame Delaunay)dal quale alla fine riuscirà a liberarsi decapitandolo, con l’aiuto di una famiglia di circensi.

 

Nei racconti di Basile (tra i quali ricordiamo Cenerentola, Il gatto con gli stivali ecc.), tra l’altro imitati dai Fratelli Grimm e da Perrault, come in tutte le favole predomina la lotta tra bene e male nella rappresentazione di virtù e vizi umani: nel film di Garrone oltre a tutto ciò viene messa in evidenza una sorte di simmetria tra vita e morte, poiché "ciò che nasce richiede in sacrificio la perdita di una vita", come ripete più volte il mago alla regina di Selvascura (emblematica ad esempio la scena in cui sfilano nello stesso corteo il catafalco con il re morto e la portantina con la regina e il principe appena nato).

 

Il regista ha rilasciato diverse interviste nelle quali ha affermato che le fiabe presentano elementi sempre attuali in quanto si muovono in un ambito di "archetipi" e pertanto, come asseriva Calvino, sono sempre "vere" e comprensibili in tutti i tempi. Per Garrone i desideri ossessivi  spingono gli esseri umani a soddisfarli, anche a costo di esecrabili violenze. Sangue, violenza e sesso non mancano certo nel film e il regista definendo certe scene  "come un pugno nello stomaco dello spettatore", in effetti  ha ammesso che la sua intenzione era proprio quella di suscitare forti emozioni.

 

Essendo egli persona colta ed ex pittore, non possiamo far a meno di notare la sua abilità nel creare scene paragonabili a quadri che ci richiamano alla mente famosi pittori. In questo "gusto" per la cultura e per le locazioni scelte (tutte in Italia)forse c’è il maggior pregio del film. E in effetti lo stesso Garrone ha affermato quanto segue: "Ho cercato in tutti i modi di fare un fantasy diverso da quello di impostazione anglosassone. Volevo che l'identità italiana e napoletana fosse forte, probabilmente l'idea giusta è stato far venire le grandi star in Italia portare Salma Hayek, Cassel, Jones qui da noi piuttosto che andare da loro. Poi per me era importante che rimanesse forte l'elemento artigianale, cioè che i mostri fossero realmente sul set e non completamente in digitale. Inoltre i luoghi, dalle siciliane Gole dell'Alcantara al pugliese Castel del Monte, dovevano essere posti reali ripresi come se fossero teatri di posa".

 

Ottimi attori, eccellente la sceneggiatura (Garrone, Labadie, Thomas), la scenografia (Capuani, Anfuso), la colonna sonora (A. Desplat), la fotografia(P. Suschitzky).

 

Giovanna D’Arbitrio

 

 


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