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04/05/24 ore

Al Trieste SCI+FI Film Festival, tra Steam Punk e Post Apolcalisse, il pubblico incorona la poesia



Ideato e fondato nel 1963 da un gruppo di giornalisti, critici, scrittori ed esperti della materia provenienti in parte dall’esperienza del Festival di Venezia e per il resto dalla stampa Giuliana (per Judit.: per Giuliano/a si intende la parte della regione Friuli-Venezia-Giulia che ha come città principale Trieste) fu localizzato a Trieste in primo luogo per l’accoglienza che la ricca tradizione cinematografica della città poteva offrire ma anche per i rapporti di lunga durata che questa aveva con gli USA e con i paesi di cultura anglosassone e, data la posizione geografica di confine e le radici mitteleuropee, per i rapporti con i paesi dell’Est e l’URSS. 

 

Elementi che concorrevano tutti a promuovere e incrementare relazioni e scambi con le cinematografie di tutto il mondo.

 

Il progetto fu immediatamente accolto dall’Azienda del Turismo di Trieste che ne decretò la programmazione con cadenza annuale, facendone il primo e più importante festival di fantascienza europeo, modello seguito poi da quelli Sitges, Parigi, Bruxelles e Roma.

 

Questa edizione pur cadendo nel cinquantesimo anniversario dalla fondazione è la trentaduesima, avendo la manifestazione subito una lunga interruzione per motivi economici-commerciali tra il 1983 e il 2000.

 

E’ toccato dunque a L’uomo che cadde sulla terra (1976), concepito e progettato come film sperimentale, rivelatosi capolavoro, consacratosi nel tempo a seguire Cult pluri generazionale aprire I Giorni dei Mostri e delle Astronavi (titolo di un documentario di Italo Soncini, assurto quest’anno a slogan del Trieste  SCI+FI Film Festival). Restaurato nella versione integrale di 136 minuti non ha perso la sua carica provocatoria e i 20 tagliati, tutte scene erotiche, mostrano l’assoluta mancanza di discernimento di chi (distributore o chi per lui, censura?) decise all’epoca quell’intervento.

 

 

A seguire l'ultimo Neil Jordan (La moglie del sodato, Intervista col vampiro), Byzantium, ovvero madre e figlia vampire da secoli in difficoltà a causa delle rispettive, scomode identità, obbligate a destreggiarsi tra i pregiudizi maschilisti presenti persino nella macabra confraternita di appartenenza. Qualche eccesso spettacolaristico e un montaggio non proprio efficace finiscono però per penalizzare un’idea originale che poteva certamente essere meglio articolata, oltreché nelle riuscitissime atmosfere gotiche anche nella composizione della struttura narrativa.

 

In The Desert, film argentino del tedescoChristoph Behl, ispirato alla pièce A Porte Chiuse di Sartre, gli zombies assediano Axel, Ana e Jonhatan, tre amici reduci da quel che resta di un triangolo amoroso asserragliati in una piccola malferma costruzione.

 

Fuori, come d’assioma sartriano, la presenza degli altri è L’Inferno.

 

Ma ecco arrivare, a sconvolgere le coscienze e a entusiasmare gli animi fanta-cinefili, Painless, il filmone-sorpresa, quello che tutti si aspettano per discettarne sulla qualifica di capolavoro che rende indimenticabile un festival.

 

Titolo internazionale di Insensibles, dello spagnolo Juan Carlos Medina al suo primo lungometraggio. Film di denuncia della generale, condivisa rimozione del passato di violenza franchista che si abbattè sulla Spagna durante i decenni del regime, che finalmente comincia a incrinarsi, sulla cui struttura si intreccia la storia di straordinaria umanità di Benigno/Berkano. L’opera si sviluppa su due piani temporali attraverso un impiego magistrale dei flashback.

 

In una ristretta area dei Pirenei nascono, durante i primi anni della dittatura franchista, dei bambini completamente insensibili al dolore. Pericolosi per sè e per gli altri, proprio a causa dell’anomalia neurogica, crescono con una distorta strutturazione dei valori umani, ferendosi e mutilandosi per gioco, spiazzati per giunta dal non riuscire a capire l’intolleranza degli adulti per la loro naturale e innocente tendenza.

 

In un tragico incidente d’auto il brillante neurologo David perde Anais, la compagna insieme alla quale attende la nascita del loro primo figlio.

 

In seguito alle analisi a cui viene sottoposto durante il ricovero in pronto soccorso scopre di aver bisogno urgentemente di un trapianto di midollo ma a una sola imprescindibile condizione: il donatore dev’essere necessariamente un consanguineo.

 

Parte dunque alla ricerca dei genitori che non vede da lunghi anni verso un incontro che lo metterà di fronte a una realtà complessa quanto difficilissima da accettare, presupposto irrinunciabile e necessario, oltreché all’immediata sopravvivenza, al riappropriarsi della propria storia personale di essere umano.

 

 

Tutto il resto è noia (con un’eccezione di cui diremo in fondo) o al massimo esercizio carino di stilecome lo Steam Punk Guignolesco di Frankenstein’s Army dell’olandese Richard Raaphorst. Epilogo del solito esperimento sado-chirurgico nazista sfuggito di mano all’ennesimo scienziato folle innestatore di protesi da combattimeno sui corpi dei prigionieri russi della seconda guerra mondiale. Molto splatter e parecchio arrosto… visivo.

 

Ma il Trieste SCI-FI non è solo visioni! Durante la serie di Incontri di Futurologia, inaugurati dal Rettore dell’Università di Trieste Maurizio Fermeglia, si è spaziato dalle Nanotecnologie alla Genetica per il futuro, dall’Auto Elettrica alla Fantascienza Made in Italy, dal mancato amore tra SCI-FI e Teatro al Cinema SCI-FI Prossimo Venturo. Giuseppe Lippi curatore della collana Urania, faro mensile della Fantascienza edito da Mondadori, ha condotto la conferenza di presentazione del volume n. 1600, L’Uomo a un grado Kelvin di Piero Schiavo Campo, l’astrofisicovincitore del Premio 2012 per il miglior romanzo Italiano di Fantascienza. Lo Spazio Italia, dedicato alla fantascienza nostrana, ha celebrato The Outsider, documentario-omaggio ad Antonio Margheriti (conosciuto anche con lo pseudonimo Anthony M. Dawson) alla presenza del figlio Edoardo, uno dei registi italiani di riferimento di Tarantino, Scorsese, Dante e autore di genere più prolifico nel panorama italiano.

 

I sopravvissuti alle maratone interplanetarie hanno potuto proseguire la navigazione nelle stesse sale di proiezione, di sera trasformate in discoteche, quando La Notte degli Ultracorpi (VJ Faaab e dal DJ Electrosacher), ha accolto le specie aliene di tutte le galassie felici di socializzare con vampiri e mostruose creature terrestri nella cadenza astrale di Hallowen. Make up professionale garantito dall’organizzazione e il fenomeno The Mothership a inesauribile propulsione musicale.

 

 

PREMI E PREMIATI

 

 

Audience Award, premio del pubblico in sala a: Robot & Frank di Jake Schreier , l’altra perla di questo festival dopo il citato Painless: un pensionato (Frank Langella) deve scegliere tra l’ospizio e la compagnia di un robot-maggiordomo-factotum impostogli da uno dei suoi due figli, ognuno a loro modo, devoti.

 

Inizia così una convivenza difficile tra l’uomo e la macchina che cambierà, attraverso articolate e comicissime vicissitudini, entrambi i caratteri dei protagonisti della storia. Gioiello di scuola Asimoviana sulla vecchiaia e la famiglia, con Susan Sarandon e Liv Tayler di prezioso contorno. Ma soprattutto autorevole lezione di poetica di un esordiente al suo primo lungometraggio (premiato al Sundance 2012) su come si possa far eccellente fantascienza, divertendo con intelligenza e acume.

 

 

Rinunciando a angosciose dimensioni, orripilanti creature e tutta la gamma di ultra violenza sanguinolenta che così frequentemente vengono utilizzate per sdoganare operazioni di dubbia qualità e spessore artistico, confezionate con il solo scrupolo della rigorosa aderenza ai canoni di genere o sotto genere di appartenenza.

 

Asteroide al miglior film europeo in concorso a Europa Report di Sebastian Cordero. Fantascienza tecnologica con la missione esplorativa dell’omonima luna di Giove che, fallendo tragicamente, raggiungerà il massimo del successo in termini di scoperta scientifica. L’ecuadoriano Sebastian Cordero, regista avvezzo ai film a basso budget, sceglie di girare con ben otto telecamere all’interno dell’astronave pur di accorciare i tempi e sfrutta al massimo l’effetto al contempo straniante e coinvolgente della sua efficace soluzione. Assegnazione discutibile ma non accanitamente contestabile.

 

Melies D’Argento per il miglior film Europeo, che consiste nella nomination per competere al Méliès d'Or, contro gli altri nominati nei singoli festival appartenenti alla E.F.F.F.F. - European Fantastic Film Festivals Federation. a:

 

 

Lo strano colore delle lacrime del tuo corpo di Helene Cattet e Bruno Forzani. Giallo: Una donna scompare. Suo marito investiga sulle strane circostanze attorno alla sua sparizione. Lo ha lasciato? È morta? Man mano che l’uomo avanza nella ricerca, il suo appartamento diventa sempre più un abisso senza via di fuga. No comment personale. Rimane il ricordo sonoro dei buuh e dei fischi che, levandosi unanimi, hanno seguito l’annuncio dell’assegnazione del riconoscimento per più di un minuto.

 

Melies D’Argento per il miglior cortometraggio a Happy B-day di Holger B. Frick.

Quando si alza la mattina per una corsa tra i boschi, un ragazzo non ha idea di cosa quella giornata possa riservargli, trattandosi proprio del suo compleanno. Dignitoso, fresco e originale prodotto giovanile di discreta fattura e qualità contenutistica.

 

Urania d’Argento, premio alla carriera realizzato in collaborazione con la casa editrice Mondadori e consegnato ad un'importante personalità del fantastico a : Gabriele Salvatores, da qualche settimana già presente in città per girare il film del suo ritorno alla fantascienza dall'epoca di Nirvana (1997):The Invisible boy.

 

Vincenzo Basile

 

 


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