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03/11/24 ore

Napolitano, l’interrogatorio senza la Trattativa


  • Silvio Pergameno

Il Presidente della Repubblica ha reso testimonianza per il processo stato–mafia; si era raccomandato per la trasparenza della sua deposizione (il file è stato subito consegnato al traduttore), ma le notizie sono trapelate lo stesso e Repubblica ha espressamente riferito che le risposte di Napolitano di cui essa riferisce sono state ricostruite attraverso i racconti di tre diverse fonti, che hanno assistito all'audizione.

 

Il Presidente ha detto con chiarezza che le bombe esplose nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 fu subito chiaro che erano un ulteriore sussulto della strategia stragista portata avanti dalla fazione più violenta di Cosa Nostra, per porre i poteri dello Stato di fronte a un aut aut. O per ottenere benefici sulla carcerazione o per destabilizzare lo Stato. E’ la risposta alla domanda del pubblico Ministero Nino De Matteo sul convincimento delle più alte cariche dello Stato nel momento in cui scoppiavano le bombe a Milano e a Roma.

 

E all’ulteriore domanda del PM "Ebbe la sensazione che quelle bombe fossero un ricatto?" il Presidente ha risposto con un semplice "Sì". Altro punto significativo. Il consigliere del Presidente, dr Loris d’Ambrosio, poi deceduto per un infarto che lo aveva colpito proprio in quei giorni caldi, aveva a inviato una Lettera a Napolitano nella quale esprimeva suoi timori sugli "indicibili accordi" che potrebbero aver attraversato un pezzo delle istituzioni in quegli anni. E il Presidente è netto nell’affermare di non aver mai saputo di "indicibili accordi" nel cuore dello Stato. Così sempre La Repubblica.

 

Il resoconto del Corriere della Sera è più sintetico; ma il cronista nota che nessuno ha chiesto al Presidente se avesse mai saputo di una "trattativa" Stato–mafia; ci sono peraltro le risposte a un’intervista rilasciata in una trattoria romana dal Procuratore aggiunto palermitano Vittorio Teresi, che conferma che i Presidente ha spiegato che con le bombe del 1993 la mafia ha posto un aut aut alle istituzioni, immediatamente recepito: o alleggerite la stretta su cosa nostra o noi andiamo avanti con la destabilizzazione". E l’intervistatore allora chiede :"Quindi avrebbe confermato il ricatto allo Stato che secondo voi è il presupposto della trattativa". Esattamente" è la risposta.

 

E quindi in sostanza di trattativa non si è parlato. I magistrati si sono dichiarati soddisfatti delle dichiarazioni del Presidente, anche se sul coinvolgimento delle istituzioni statali nulla è emerso.

 

 - La deposizione del Capo dello Stato

 

 


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